INTRODUZIONE. Vi sono pochi dati circa l’inizio del trattamento emodialitico in urgenza in corso di degenza ospedaliera nei pazienti con insufficienza renale cronica (IRC).
MATERIALI E METODI. Criteri di inclusione: pazienti con IRC preesistente di vario stadio ricoverati nel nostro policlinico che tra il gennaio 2003 ed il dicembre 2011 hanno iniziato emodialisi (HD) non programmata in urgenza.
I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi:
Gruppo A: Pazienti con IRC che hanno sviluppato un progressivo deterioramento della funzione renale;
Gruppo B: pazienti con IRC con un peggioramento della funzione renale legata ad Acute Kidney injury (AKI)
L’IRC è stata classificata in base ai criteri KDOQI. L’AKI è stata definita secondo i criteri dell’Acute kidney Injury Network.
RISULTATI. Sono stati inclusi nello studio 358 pazienti. Centoventotto pazienti (35.7%) sono deceduti durante l’ospedalizzazione, senza differenza significativa tra il gruppo A e il gruppo B (vedi tabella 1)
I due gruppi non hanno evidenziato differenze significative in termini di sopravvivenza (Figura 1). Entrambi i gruppi hanno presentato un Charlson Comorbidity index elevato.
I dati hanno evidenziato l’età come unico parametro predittivo di mortalità al modello di rischio proporzionale di COX (OR [95% CI] 1,03[1.01-1.05]; p=0.0001). AKI e Charlson Comorbidity index, significativi all’analisi univariata, non sono risultati predittivi.
La mortalità è stata del 9.5% nei pazienti <60 anni, del 35.3% in quelli >60 e <70 anni, del 32.7% nei nei pazienti >70 e <75 anni, e il 50% nei pazienti >75 anni. I risultati sono stati confrontati impiegando il Log-Rank test (p<0.001; sopravvivenza media in giorni rispettivamente 73 ± 9 (n=92), 57 ± 7 (n=99), 61 ± 10) (Figura 2). Il 49.2% dei decessi è avvenuto entro 15 giorni dall’inizio dell’HD.
CONCLUSIONI. Nella nostra esperienza l’inizio intraospedaliero in urgenza della HD si verifica in pazienti con importanti comorbidità, e presenta un elevata e precoce mortalità. L’età sembra essere l’unico fattore predittivo, mentre l’AKI non sembra avere un ruolo nel determinare la mortalità