INTRODUZIONE. La denervazione renale è una procedura in grado di esercitare effetti antipertensivi in pazienti con ipertensione resistente. Scopo del Registro Italiano sulla Denervazione Renale è di raccogliere informazioni cliniche 1) sui valori pressori clinici ed ambulatoriali, 2) su diversi marker di danno d’organo 3) sulla sicurezza di impiego.
METODI. I dati sono raccolti su registro informatico on-line, con rilevazione della pressione clinica, pressione ambulatoria delle 24 ore, schema terapeutico, esami laboratoristici e dati sul danno d’organo (tronchi sovraortici, ecocardiogramma, microalbuminuria). Tali misurazioni vengono effettuate in condizioni basali e dopo 1, 3, 6 12, 18 e 24 mesi. 20 sono i centri coinvolti nella raccolta dei dati che include pazienti affetti da ipertensione resistente secondo la definizione ESH/ESC 2007.
RISULTATI. Dall’attivazione del Registro sono state effettuate 51 procedure. I pazienti sottoposti a denervazione renale hanno un’età media di 61.3±2.7 anni, un rapporto M/F di 0.53, un indice di massa corporea di 29.5±1.2Kg/m2, con un profilo di rischio cardiovascolare elevato/molto elevato. La pressione clinica basale è di 194.5±5.4/107.1±3.8 mmHg, con impiego medio di 6.0±0.5 farmaci. I valori di pressione ambulatoria risultano pari a 147.1±6.9/77.5±2.6 mmHg. Dopo 1, 3 e 6 mesi i valori pressori clinici sono rispettivamente pari a 152.5±7.4/88.1±4.6, 157.4±9.9/93.3±5.7 e 156.6±10.0/84.9±7.0 mmHg (P<0.01 per la pressione sistolica). L’entità della riduzione pressoria ambulatoria risulta sensibilmente inferiore a quella della pressione clinica con una differenza pressoria massima nell’arco dei primi 6 mesi pari a 10.3±4.4/6.0±1.8 mmHg. Il numero medio di farmaci impiegati è di 5.5±0.6 e 5.0±0.6 compresse/die a 3 e 6 mesi. Non si sono rilevate complicanze a breve/lungo termine.
CONCLUSIONI. I dati del Registro Italiano sulla Denervazione Renale consentiranno di definire l’efficacia clinica della procedura ed i suoi effetti sul danno d’organo e sul profilo di rischio cardiovascolare. I risultati preliminari, pur confermando l’efficacia sulla pressione clinica della procedura rilevata negli studi internazionali, evidenziano la necessità di una attenta valutazione della pressione ambulatoria per meglio definire gli effetti dell’intervento terapeutico sull’outcome pressorio.