Lo scopo del presente studio retrospettivo è stato quello di valutare la frequenza degli episodi infettivi e l’analisi batteriologica, correlando i dati con le caratteristiche del catetere venoso centrale (CVC) utilizzato in una popolazione emodialitica durante un periodo di osservazione di 5 anni.
Dal Gennaio 2009 al Dicembre 2013, sono stati posizionati 322 CVC in 170 pazienti ( età media 72 +/- 16 anni). I CVC sono stati seguiti per 26590 giorni. 194 CVC sono stati posizionati in VGI (60%) mentre 128 in VF (40%). La diagnosi di infezione del CVC veniva posta sulla base delle evidenze cliniche e alla presenza di emocolture positive in assenza di segni di infezioni in altri distretti.
Il tempo di permanenza medio dei CVCt è stato di 28 giorni, 228 giorni in caso di CVCp. Sono state osservate 37 infezioni con emocolture positive del CVC ( ICVC) e 29 infezioni dell’exit site/tunnel sottocutaneo (ES/TS) del CVC con colturale positivo . L’incidenza delle ICVC è stata di 1,4 episodi /1000 giorni-catetere mentre l’incidenza di infezioni del ES/TS (IES/TS) è stata di 1,1 episodi /1000 giorni-catetere: nei CVCt abbiamo osservato un’incidenza di 2,8 episodi/1000 giorni-catetere e 0,7 episodi/1000 giorni-catetere nei pazienti con CVCp . Le IES/TS dei CVCt erano 0,7 episodi/1000 giorni-catetere, 1,2 episodi /1000 giorni-catetere nei CVCp. Il microrganismo maggiormente isolato nelle IES/TS è stato lo Stafilococco epidermidis (45%), le emocolture nelle ICVC sono risultate positive nel 29% per MRSA e nel 21% per MSSA.
I risultati ottenuti giustificano l’uso dei CVC in pazienti con insufficiente patrimonio vascolare e/o rilevanti comorbilità. Un protocollo infermieristico riguardante la tipologia e frequenza delle medicazioni dei CVC può contribuire a ridurre la frequenza degli episodi infettivi e una diagnosi precoce può facilitare il salvataggio del CVC con terapia antibiotica sistemica.