L'accesso vascolare rappresenta tuttora il “tallone d’Achille” dell’emodialisi. Sebbene le Linee Guida KDOQI raccomandino la fistola artero-venosa nativa quale accesso vascolare ideale per efficienza, durata e rischio di complicanze, un'ampia percentuale di dializzati utilizza il catetere venoso centrale (CVC). L'allungamento della vita media e la patologia vascolare nei pazienti in dialisi rende spesso impossibile il confezionamento di un accesso vascolare nativo. In questo studio abbiamo analizzato la funzionalità dei CVC nei pazienti afferenti al nostro Centro Dialisi.
Sono stati valutati i pazienti con CVC tunnellizzato dal 1.1.11 al 31.3.14. Per ogni paziente sono stati considerati tipo e sede del CVC, flussi ematici (Qb in ml/min), pressioni di accesso (PA in mmHg) e di rientro (PV in mmHg) ottenuti nelle sedute emodialitiche, il single pool KT/V (spKT/V) quale indice di adeguatezza dialitica, eventuali interventi farmacologici e non per migliorare la performance dell’accesso. Sono stati considerati disfunzionanti i CVC che non garantivano Qb>250, con una conductance (rapporto Qb/PA) >1.2, o con PA e/o PV>250, o che richiedevano >1 somministrazione mensile di trombolitico.
La popolazione è composta da 44 emodializzati cronici, di età compresa tra 21 e 91 anni, con un numero complessivo di 58 CVC e un periodo di osservazione di 502 mesi/paziente. All’inizio del periodo i portatori di CVC erano il 18.3%; alla fine il 34.7%. I CVC considerati erano 50% coassiali, 31% a punta splittata e 19% tipo Tesio. Il Qb medio dei coassiali era 247±43, con spKT/V 1.15±0.13; 264±41 per gli splittati con spKT/V 1.25±0.3; 262±28 per i Tesio con spKT/V 1.29±0.3. Il malfunzionamento si riscontrava nel 62% dei coassiali, 33% degli splittati, 27% dei Tesio.
Nel nostro Centro vi è stato un notevole incremento dell’utilizzo di CVC da dialisi. La tipologia di CVC influenza l’efficienza dialitica; sono necessari ulteriori progressi tecnologici per ottimizzare il funzionamento dei CVC.