Nei pazienti dializzati l’incidenza di morte improvvisa è elevata, ma in questa popolazione non è noto il dato di prevalenza dell’ indicazione all’impianto di defibrillatore (ICD), nè se l’ICD costituisca un vantaggio in termini di sopravvivenza, come nei cardiopatici con funzione renale conservata. Lo studio ha l’obiettivo di stimare in una popolazione di dializzati la prevalenza dell’ indicazione a impianto di ICD, secondo le Linee Guida Cardiologiche, e la prognosi.
Nello studio, multicentrico, traversale e retrospettivo, sono stati inclusi i pazienti di 7 centri-dialisi, vivi a gennaio 2013 o vivi a dicembre 2009 e morti entro dicembre 2012. Gli end-point erano: presenza di indicazione a ICD, presenza di ICD e sopravvivenza dall’inizio della dialisi. Per i pazienti con data di inizio dialisi antecedente al gennaio 2010, l’intervallo di tempo dalla data di inizio al gennaio 2010 non è stato considerato nell’analisi al fine di ottenere stime non distorte delle curve di sopravvivenza.
Centocinquantaquattro su 2109 pazienti reclutati (7.3%) avevano un’indicazione all’impianto di ICD e 51 (33.1%) erano portatori del device. Nel periodo di osservazione ci sono stati 691 decessi. La mediana di sopravvivenza è stata 3.8 anni (95% CI 3.5-4.4) nei pazienti senza indicazione all’impianto di ICD, 2.3 anni (95% CI 0.9-4.6) in quelli portatori del device e 1.2 anni (95% CI 0.7-1.7) in quelli con indicazione, ma non impiantati, P per il trend <0.001.
Nella nostra popolazione la percentuale di pazienti con indicazione all’impianto di ICD è circa del 7,0% , ma solo un terzo di essi viene correntemente impiantato. La mortalità dei pazienti con indicazione all’impianto di ICD è maggiore di quella dei pazienti senza indicazione, ma questa differenza si riduce nei soggetti portatori del device. I nostri dati suggeriscono che anche nel paziente con insufficienza renale terminale l’impianto di ICD sia in grado di ridurre la mortalità.