Il ruolo indipendente del tipo di malattia renale cronica sulla prognosi dei pazienti affetti da CKD è ancora indefinito. Inoltre, resta poco chiaro se il raggiungimento dei principali target terapeutici (pressione arteriosa, proteinuria e anemia) modifichi il ruolo prognostico della diagnosi renale.
Abbiamo esaminato una coorte di pazienti incidenti con CKD stadio 1-4 seguiti in un unico centro di Nefrologia. Sono stati esclusi i pazienti con causa sconosciuta di CKD, aspettativa di vita <12 mesi, AKI ed eventi cardiovascolari nei tre mesi precedenti. Nei primi 12 mesi si valutava il raggiungimento dei target per pressione arteriosa, anemia e proteinuria; per ogni target i pazienti erano suddivisi in base al tempo in cui esso veniva raggiunto: non raggiunto al mese 12, raggiunto solo al mese 12, raggiunto ad entrambe le visite. Endpoint dello studio era ESRD e/o declino del eGFR≥40 %. Follow-up per eventi renali iniziava al mese 12.
I pazienti (N=729) avevano le seguenti caratteristiche: età 64±15 anni, maschi 59.1%, diabetici 34.7%, storia di malattia CV 44.9%, eGFR 48.1±20.7 ml/min/1.73 m2. La diagnosi più frequente era HN (53.8%) seguita da GN, DN, TIN e PKD (17.3%, 15.9%, 9.5% e 3.6%, rispettivamente). Il rischio aggiustato di endpoint renale (analisi di Cox) è riportato in tabella.
Nei pazienti con CKD seguiti in Nefrologia, il rischio di progressione è significativamente aumentato nei pazienti affetti da DN e PKD, indipendentemente dal raggiungimento dei target terapeutici. Tuttavia, anche il controllo ottimale di pressione arteriosa, anemia e proteinuria si associa a una riduzione del rischio di progressione in tutti i pazienti con CKD, ossia indipendentemente dal tipo di malattia renale.