Le patologie linfoproliferative post trapianto sono complicanza severa, spesso precoce, della terapia immunosoppressiva nei trapianti di organo solido. E' stato riportato che, non infrequentemente, la popolazione cellulare alla base delle patologie linfoproliferative è di appartenenza del donatore. Riportiamo un caso di trasmissione plurima di neoplasia linfatica, a posteriori documentata come già presente nel donatore.
Tre pazienti: un uomo di 64 anni, un uomo di 69 anni e una giovane donna di 18 anni, sono risultati affetti da linfoma non-Hodgkin a grandi cellule B rispettivamente a 7, a 9 mesi da un trapianto di rene e a 3 mesi da un trapianto di fegato.
La rivalutazione autoptica della donatrice, una donna di 71 anni deceduta per emorragia cerebrale, ha permesso di dimostrare la presenza di un linfoma B a grandi cellule con localizzazione vascolare cerebrale ed uterina.
Le indagini molecolari (microsatelliti, short tandem repeats), eseguite su tessuto tumorale, hanno evidenziato una prevalenza di DNA della donatrice.
I dati clinici e strumentali permettono di concludere che i tre pazienti con l’organo trapiantato hanno ricevuto anche un linfoma. Le tecniche di biologie molecolari sono state fondamentali nella diagnosi.
Il trapianto è una procedura salva vita, che contiene in sé il rischio di trasmissione di infezioni e/o neoplasie. Per ridurre questo rischio è necessaria la stretta collaborazione ed una tempestiva comunicazione tra le strutture coinvolte.