In Letteratura i pochi dati disponibili riguardo al ruolo predittivo di aritmie ventricolari complesse giocato dalla insufficienza renale cronica di grado lieve-moderato sono limitati alla fase acuta dell’infarto miocardico. Il nostro studio si è proposto di valutare il rapporto tra aritmie ventricolari e disfunzione renale di grado lieve-moderato al di fuori di un evento cardiovascolare acuto.
Abbiamo arruolato 251 pazienti (età media 76.2 ± 11.5 anni, 46.6% maschi) afferenti alla nostra U.O. di Medicina interna per cardiopalmo. Essi sono stati sottoposti ad esame clinico, esami di laboratorio con dosaggio di creatinina e stima del GFR (formula CKD-EPI), monitoraggio ECGrafico delle 24 h sec. Holter. Le aritmie ventricolari sono state stratificate secondo le classi di Lown e distinte secondo un criterio di complessità in basso grado (classi 0-2) e alto grado (classi 3-5).
Il 42% dei pazienti con eGFR < 60 ml/min/1.73 m2 presentava un rischio aritmico di basso grado, mentre il 58% presentava un rischio aritmico di alto grado. Tra i pazienti con eGFR ≥ 60 ml/min/1.73 m2, il rischio aritmico risultava di basso grado nel 55% e di alto grado nel 45%, attirando così l’attenzione sul fatto che una funzione renale conservata o solo lievemente alterata (eGFR ≥ 60 ml/min/1.73 m2) si associa spesso (45% dei casi) ad un rischio aritmico alto. All’analisi multivariata un eGFR < 90 ml/min/1.73 m2 è risultato un predittore indipendente di aritmie ventricolari complesse (P= 0.03).