L’accesso vascolare è definito come il tallone d’Achille della emodialisi. La fisto artero-venosa dovrebbe essere proposta come primo accesso vascolare in quanto gravata da minor numero di complicazioni. La popolazione emodialitica incidente presenta un aumento di complicanze micro e macrovascolari: tutto questo comporta molto più di frequente l’impossibilità di allestimento o ancora il fallimento delle FAV.
Il catetere venoso centrale rappresenta una valida alternativa alla fistola artero venosa.
Presso la nostra Unità Operativa in particolare è stato adottato da molti anni l’utilizzo di Cateteri (CVC) long Term tipo Tesio con tecnica della doppia venipuntura posizionamento di 2 cateteri monolume (soprattutto in sede giugulare.
Riportiamo l’esperienza dell’UOC di nefrologia di Pordenone relativa al decennio 2004-2014
Sono stati posizionati circa 523 CVC (di cui 332 in vena giugulare interna destra, 86 in vena giugulare interna sinistra, 68 in vena femorale destra e 32 in vena femorale sinistra). In 329 interventi sono stati posizionati 2 cateteri venosi (esclusivamente in sede giugulare destra o sinistra), in 194 interventi invece 1 solo catetere monolume (prevalentemente in sede femorale). Rapporto maschi/femmine 1.3/1.
In relazione invece alla storia naturale dei pazienti, ove esclusi i decessi entro 6 mesi dal posizionamento, abbiamo registrato 167 pazienti deceduti con catetere funzionante, 97 pazienti che invece hanno modificato accesso vascolare (passaggio ad altri cateteri, fistola arterovenosa, catetere per dialisi peritoneale) e altri 19 che invece hanno dovuto sostituire il CVC per malfunzionamento. In relazione alla durata di permanenza in sede del CVC (funzionante) la media di sopravvivenza si attesta intorno a 783.32 gg/catetere con una mediana di 582 gg/catetere.
Alla luce della nostra esperienza riteniamo che il catetere venoso centrale possa essere un accesso sicuro e duraturo e rappresenta una valida alternativa quando non è possibile perseguire ulteriori accessi vascolari