La frequenza di patologie autoimmuni associate a farmaci biologici usati nelle malattie reumatiche (bio-DMARD) è in aumento. I bio-DMARD maggiormente coinvolti sono gli anti-TNFα; altri farmaci implicati: abatacept, tocilizumab e rituximab. Queste patologie sono classificate in sistemiche (più comuni LES e vasculiti) ed organo specifiche. Il coinvolgimento renale è descritto soprattutto nell'ambito delle patologie sistemiche. Non esistono elementi in grado di discriminare tra una nefropatia secondaria al farmaco ed una correlata alla malattia di base anche se la relazione cronologica con l'inizio della terapia potrebbe aiutare nella diagnosi differenziale.
Uomo di 64 anni, affetto da artrite reumatoide pluritrattata per 18 anni con steroide, DMARD (disease modifying antirheumatic drugs) e leflunomide, con scarsa efficacia. Introdotti quindi bio-DMARD: breve terapia con etanercept (sospeso per vasculite leucocitoclasica cutanea); infliximab per un anno (recidiva di porpora); dal 2008 all’agosto 2012 otto cicli di Rituximab, poi sospeso per sopravvenuta inefficacia e, nel dicembre 2012, comparsa di artriti, artralgie, sindrome nefritica, proteinuria >2 g/die; diagnosi istologica di glomerulonefrite proliferativa diffusa lupica (IV-S); antids-DNA negativi.
Alla luce del quadro clinico e istologico, intrapresa terapia di induzione con steroide e ciclofosfamide ad alte dosi; successivamente, per complicanza infettiva, utilizzato schema “Euro-Lupus”. Terapia di mantenimento con abatacept e steroide. A distanza di 16 mesi: funzione renale stabile, proteinuria <1g/die, minime alterazioni al sedimento urinario.
La prevalenza di malattie renali autoimmuni indotte da farmaci biologici è bassa, particolarmente dopo rituximab; tuttavia, il sempre più frequente impiego di bio-DMARD richiede attento monitoraggio clinico e sierologico ed alto livello di attenzione per cogliere tempestivamente la comparsa di alterazioni urinarie e/o sintomatologia sistemica non correlabile alla patologia di base. In questo caso è necessario sospendere il farmaco; il conseguimento della remissione clinica può richiedere eventuale aggiunta di terapia immunosoppressiva. La letteratura riporta remissione parziale nel 75% dei casi e completa nel 25%.