I podociti rappresentano il bersaglio di molte patologie nefrologiche in cui si verifica il loro distacco dalla membrana basale glomerulare con passaggio a livello orinario, ove è possibile riconoscerli con diverse metodiche. Dati recenti indicano che l’analisi della podocituria possa essere correlata con il grado di attività di alcune malattie glomerulari proteinuriche.
Abbiamo valutato l’applicazione della citofluorimetria per il riconoscimento e la determinazione quantitativa dei podociti orinari ricercando se la podocituria possa costituire un biomarker di danno glomerulare attivo.
I campioni di urina di 25 pazienti (16 glomerulopatie proteinuriche = PTO > 0.3g/die, 4 non proteiuriche = PTO ≤ 0.3g/die, 5 malattia di Fabry) sono stati esaminati in citometria a flusso per la determinazione della podocituria e valutati per l’analisi quali-quantitativa della proteinuria, l’esame microscopico del sedimento urinario ed il dosaggio della creatininuria.
Nelle glomerulopatie proteinuriche la podocituria è risultata positiva in tutti i pazienti con glomerulosclerosi focale e segmentaria e nefrite lupica e nella maggior parte dei pazienti con glomerulonefrite membranosa (GNM) non sottoposti a rituximab, negativa invece nei pazienti con GNM sottoposti a trattamento con rituximab. Nelle glomerulopatie non proteinuriche i risultati sono stati variabili da negativo a francamente positivo. Nella malattia di Fabry la podocituria è risultata intensa nei soggetti di sesso maschile pur con proteinuria contenuta.
La citofluorimetria è quindi utile ed efficace nella rilevazione dei podociti urinari. Podocituria e proteinuria sono variabilmente correlate a seconda del tipo di glomerulopatia, della fase di attività di malattia e della terapia immunomodulante utilizzata. Nella GNM, in assenza di terapia con rituximab, la podocituria è correlata all’attività di malattia, valutata con gli Ab anti recettore della fosfolipasi A2 (PLA2R); nei pazienti sottoposti a terapia con rituximab, la negativizzazione della podocituria potrebbe rappresentare un precoce biomarker di risposta favorevole al trattamento.