L'acidosi lattica in corso di terapia con metformina è un evento raro, solitamente associato ad insufficienza renale acuta, e rappresenta una condizione estremamente grave, con elevati tassi di mortalità, spesso non correlati né all'entità dell'acidosi né ai livelli ematici del farmaco.
Nel periodo compreso tra aprile 2012 e marzo 2015 (36 mesi) sono giunti alla nostra osservazione 12 pazienti (5 maschi e 7 femmine, età media 68 anni), di cui 11 anurici e 1 settica, con un quadro di insufficienza renale acuta (creatinina 3-12 mg/dl), acidosi metabolica (pH = 6.8-7.42, bicarbonati = 2-19 mmol/L, BE da -6 a -31), iperlattatemia (6-20 mmol/L) e iperpotassiemia (5.2-8.5 mmol/L).
In tutti i casi sintomi gastrointestinali (vomito, diarrea) o febbre avevano preceduto l'invio in ospedale. In 8/12 pazienti era in corso terapia con ACE-I e/o sartano.
In tutti i pazienti è stata immediatamente avviata terapia alcalinizzante, procedendo contestualmente a posizionamento di catetere venoso coassiale, ricovero in ambiente intensivistico e avvio di trattamento sostitutivo mediante emodiafiltrazione in continuo (CVVHDF).
In 11/12 pazienti, dopo un brevissimo periodo di terapia dialitica (durata 1-4 giorni), si è ottenuta graduale ripresa diuretica, progressivo miglioramento funzionale (creatinina alle dimissioni 1.1-3 mg/dl), normalizzazione di pH, lattatemia e potassiemia.
In un solo caso, una donna molto anziana (86 anni) e con polipatologia, si è avuto l'exitus.
Nella nostra esperienza, un trattamento sostitutivo immediato con CVVHDF in ambiente intensivistico ha consentito di ottenere una elevata sopravvivenza e un rapido miglioramento di funzione d'organo in pazienti critici, con severa acidosi lattica di tipo B complicante la terapia con biguanidi.
L'elevata mortalità riportata in letteratura in tale situazione (intorno al 50%) può essere finalmente "sfatata" trattando il paziente in maniera aggressiva in un'ottica multidisciplinare.