Scopo del lavoro è valutare se nella PAT la dialisi peritoneale (DP) sia un trattamento altrettanto efficace e sicuro rispetto all’emodialisi (ED).
Sono stati analizzati i pazienti incidenti in dialisi dal 01/01/2008 al 31/12/2013: 290 in ED e 132 in DP.
Per rendere le popolazioni confrontabili sono stati esclusi i pazienti che per motivi clinici erano stati costretti ad effettuare una delle due metodiche: ne rimanevano 183 in ED, 98 in DP. Le due popolazioni risultavano confrontabili per tutte le variabili considerate salvo il numero di iscritti in lista trapianto: 27 (15%) in ED versus 30 (31%) in DP (p<0,01).
E’ stata effettuata una statistica descrittiva comparando la sopravvivenza e i ricoveri ordinari.
Per i pazienti iscritti alla lista trapianto renale è stata confrontata l’efficienza al trapianto.
La sopravvivenza globale non mostrava differenze statisticamente significative tra ED e DP. I pazienti in DP presentavano peggiore sopravvivenza se affetti da diabete mellito (p=0,01) e malattia cardiovascolare (p=0,03).
La frequenza e la durata media dei ricoveri risultava sovrapponibile per le due metodiche.
Riguardo l’efficienza al trapianto l’ED risultava meno efficiente rispetto alla DP (p<0.01), sia riguardo il tempo di attesa per l’inserimento in lista trapianti (p<0.01), sia per il tempo di chiamata al trapianto (p<0,01).
I dati mostrano analoga sopravvivenza globale in ED e in DP. L’aumentata mortalità dei pazienti con malattia cardiovascolare potrebbe dipendere da un bias di selezione.
I tempi per l’ingresso in lista d’attesa per trapianto risultavano più brevi per i pazienti in DP. Ciò sembra attribuibile a motivi organizzativi: i pazienti DP, a differenza di quelli in ED, afferiscono ad un unico centro ed ad un unico medico. Riguardo l’apparente minor tempo di attesa di chiamata al trapianto dei pazienti in DP esso dipende dal fatto che alcuni pazienti ED risultavano iperimmunizzati.