L'utilizzo, ancora poco diffuso, della emodialisi breve quotidiana domiciliare (SDHH) come metodica complementare e non alternativa alla dialisi peritoneale, in un progetto di integrazione dei trattamenti dell'uremia, è per molti versi più vantaggiosa rispetto alla dialisi extracorporea ospedaliera (HD) perché permette di migliorare gli outcomes clinici e la qualità della vita del paziente (pz) selezionato ed adatto a questa metodica. Si vuole presentare l'esperienza della nostra U.O. con questa metodica.
Nel periodo Dicembre 2013 - Aprile 2015 sono stati inseriti in SDHH quattro pz (tutti maschi) provenienti da un programma di dialisi peritoneale (2) e di HD (2). La prescrizione della terapia di SDHH utilizzata, intesa come frequent short dialysis, ha previsto l'utilizzo del sistema portatile NxStage - System One (vedi Fig. 1), 5 trattamenti alla settimana della durata di circa 2,5 ore.
Dall'analisi dei dati in nostro possesso possiamo affermare che la SDHH ha consentito una migliore stabilità emodinamica con conseguente miglior controllo della PA sistolica e diastolica richiedendo nel 50% dei pz addirittura la sospensione dell'anti-ipertensivo. Tutti i pz sono portatori di FAV nativa: utilizzo della tecnica del button-hole per la venipuntura, Qb ≥ 390 ml/min, nessuna complicanza all'accesso vascolare, pur pungendo la FAV 5 volte/settimana. L'efficienza dialitica documenta valori di Kt/V settimanali ≥ 2.0
La nostra esperienza ha evidenziato che l'approccio alla SDHH è a basso rischio di complicanze, non ha richiesto giorni di ospedalizzazione, permette una buona depurazione, maggiore benessere ed una migliore qualità della vita del pz. Studi di cost utility, con casistica adeguata, devono essere condotti per dimostrare il rapporto costo/beneficio, a conferma di quanto evidenziato nella nostra limitata esperienza.