L’incidenza di morte improvvisa tra i pazienti dializzati è elevata. Trial randomizzati hanno dimostrato che nei pazienti scompensati e ischemici il posizionamento di un defibrillatore impiantabile (ICD) è in grado di ridurre il rischio di mortalità totale e improvvisa. L’insufficienza renale terminale era però un criterio di esclusione in questi studi. In letteratura esistono alcuni studi osservazionali sugli outcomes di mortalità nei pazienti dializzati portatori di ICD che hanno portato a conclusioni non univoche sull’utilità del device in questa popolazione. Inoltre non è chiaro se i fattori associati a morte improvvisa nei soggetti con insufficienza renale terminale siano gli stessi presenti nella popolazione generale (frazione di eiezione ventricolare sinistra, FE, <35% e/o presenza di cardiopatia ischemica).
In una popolazione di pazienti dializzati:
I criteri utilizzati per definire i pazienti con indicazione all’impianto di ICD sono stati per la prevenzione primaria i criteri MADIT( I e II) e SCD-HeFT, mentre per la prevenzione secondaria la storia documentata di un arresto cardiaco resuscitato.
Gruppi di pazienti considerati
Le comorbidità valutate sono state la Fibrillazione Atriale, il Diabete Mellito e la Cardiopatia Ischemica.
Per stimare l’Hazard Ratio (HR) della mortalità totale e causa-specifica (improvvisa o non improvvisa) sono stati utilizzati i modelli di regressione di Cox e di Gray
Le caratteristiche della popolazione sono descritte nella Figura 1: 154(7.4%) su 2072 pazienti avevano indicazione all’impianto di ICD. Durante il follow-up si sono verificati 688 decessi, 84(12%) dei quali dovuti a morte improvvisa.
I fattori significativamente associati ad un’aumentata mortalità totale erano l’età più avanzata (HR 1.05, 95%CI 1.05-1.06, p<0.001) e la presenza di diabete mellito (HR 1.33, 95%CI 1.12-1.57, p=0.001). I soggetti con una FE>35% avevano una sopravvivenza significativamente migliore di quelli con FE<35% (HR 0.57, 95%CI 0.44-0.73 p<0.001). (Figura 2)
61 (72.6%) su 84 dei pazienti deceduti per morte improvvisa avevano una FE conservata (> 35%). I predittori indipendenti di morte improvvisa nell’intera coorte erano l’età più avanzata (HRcpRisk 1.02, 95%CI 1.00-1.04, p=0.028) e la presenza di cardiopatia ischemica (HRcpRisk 1.83, 95%CI 1.15-2.93, p=0.012). I soggetti con una FE>35% avevano una probabilità significativamente minore di morire improvvisamente (HRcpRisk 0.45, 95%CI 0.24-0.81, p=0.009) (Figura 3).
Quando l’analisi veniva eseguita nel sottogruppo di pazienti con FE >35%, il diabete mellito era l’unica variabile fortemente associata alla mortalità improvvisa (HRcpRisk 2.08, 95%CI 0.1.23-3.52, p=0.006) (Figura 4).
Per inserire una domanda, segnalare la tua esperienza, un tuo commento o una richiesta di precisazione fai il login con il tuo nome utente e password.
Se non lo sei ancora puoi registrati partendo da qui.