Le infezioni fungine(IF), importante causa di morbilità e mortalità durante trapianto renale (Rtx), sono caratterizzate da presentazione clinica subdola e difficile gestione terapeutica. Riportiamo un caso di infezione disseminata da Candida glabrata (Cg) in portatrice di RTx con pregressa storia di peritonite fungina.
La paziente, 56 anni, effettuava dialisi peritoneale dal 2010 per insufficienza renale terminale di nnd, decorso complicato da tre peritoniti infettive. Al quarto episodio (Agosto 2013) veniva rimosso il catetere peritoneale, risultato colonizzato da Cg. Veniva impostato trattamento con Voriconazolo e iniziata emodialisi tramite catetere venoso centrale permanente(CVCp). A Ottobre 2014 dopo guarigione clinica, la paziente veniva riammessa in lista di attesa per RTx. Il 21/01/2014, la paziente veniva sottoposta a RTx da donatore cadavere, terapia immunosoppressiva triplice standard. Liquido di preservazione negativo per batteri/funghi. Si osservava buona ripresa funzionale, nessun segno di infezione eccetto saltuarie spore al sedimento urinario. Segnaliamo ancoraggio della punta del CVCp all'atrio destro al momento della rimozione. Dal terzo mese progressivo incremento della creatinina, microematuria e proteinuria e in Maggio ricovero per severo peggioramento funzionale e febbre. All’ecocolordoppler, ipovascolarizzazione corticale del rene trapiantato, confermato alla TC dal riscontro di stenosi in due tratti dell'arteria renale. Per emocolture positive per Cg iniziava terapia con Caspofungin, senza risposta. Sospettando un'arterite fungina del RTx, si eseguiva espianto con miglioramento clinico e negativizzazione delle emocolture. Agli esami colturali sul rene espiantato positività diffusa per Cg. Venivano escluse altre localizzazioni micotiche (ecocardiogramma trans-esofageo; fundus oculi). Attualmente la paziente, emodializzata, è in buone condizioni, senza segni di infezione residua.
Ipotizziamo che al momento del RTx fosse presente una sepsi quiescente da Cg, forse sostenuta da CVCp contaminato. Questo caso mostra come la ricorrenza di IF dopo RTx sia possibile anche a distanza e i fattori di rischio in tal senso debbano essere attentamente indagati prima del RTx.