L’iperossaluria enterica, identificata come la presenza di ossalati urinari in quantità superiore ai 40 mg/die, è un’evenienza frequente nei pazienti che hanno sviluppato una sindrome da intestino corto (SIC) secondaria a resezione intestinale. Tale circostanza espone i pazienti all’insorgenza di una nefropatia da ossalati causa di insufficienza renale terminale (ESRD) a rapida evoluzione.
Riportiamo il caso di una paziente affetta da SIC secondaria a resezione digiuno-ileocolica, con diagnosi di ESRD da litiasi e pielonefrite cronica, sottoposta a trapianto renale da donatore cadavere nell’aprile 2014 che ha sviluppato un episodio di IRA parzialmente regredito. La paziente è stata sottoposta a biopsia renale, studio degli elettroliti urinari, revisione delle indagini radiologiche alla luce di un sospetto di nefropatia da ossalati.
La biopsia renale ha documentato la presenza di cristalli intratubulari birifrangenti alla luce polarizzata, in assenza di lesioni patognomoniche per rigetto cellulare o umorale (assenza di DSA). Lo studio urinario ha confermato la presenza di iperossaluria (150 mg/die). La revisione delle indagini strumentali ha messo in luce la presenza di piccolo calcolo adeso alla piramide inferiore del graft.
L’outcome negativo descritto in letteratura nella maggioranza dei casi di nefropatia da ossalati su rene nativo o su recidiva in rene trapiantato giustifica uno studio degli elettroliti urinari ed un’attenta valutazione della documentazione in tutti i pazienti affetti da ESRD associata a resezione intestinale, in particolare a quelli candidabili a trapianto. Nei casi di iperossaluria enterica, al fine di preservare la funzione del graft, potrà essere attuata un’adeguata dieta volta a ridurre il rischio litogeno.