Le malattie linfoproliferative post-trapianto (PTLD) sono una complicanza temibile del trapianto renale. La riduzione della terapia immunosoppressiva (IS) adottata per il trattamento della PTLD sembra esporre ad un maggior rischio di rigetto e di perdita del graft.
In 8 Centri Trapianto italiani sono stati arruolati retrospettivamente i riceventi di trapianto renale che hanno sviluppato PTLD (casi) e per ciascuno di essi quattro controlli abbinati per centro, sesso, età (±5 anni), anno di trapianto (±1) e tipo di donatore. E’ stato definito come “tempo indice” il momento della diagnosi di PTLD nei pazienti affetti ed il corrispondente tempo dal trapianto nei controlli.
Abbiamo arruolato 49 casi di PTLD e 196 controlli (età media 42.6±13.6 anni; maschi 75%), con un tempo indice medio di 104±65 mesi dal trapianto, e follow-up mediano di 4 anni. La sopravvivenza del paziente post-tempo indice è stata inferiore nei pazienti con PTLD rispetto ai controlli (hazard ratio [HR]: 7.16, 95%CI: 2.47-20.74; p<0.001), mentre la sopravvivenza del graft (death-censored) è risultata sovrapponibile (HR 1.11; 95%CI: 0.33-3.80; p=0.86). L’analisi per rischi competitivi forniva risultati simili.
Nelle analisi di regressione multipla, i pazienti con PTLD con maggiore età al trapianto avevano una maggiore mortalità (HR=1.56, 95%CI 1.03-2.36; p=0.037 per ogni incremento di 10 anni). Dieci pazienti (20.4%) hanno mantenuto un graft funzionante dopo PTLD nonostante fossero in monoterapia steroidea (≤ 15 mg/die) per >2 anni.
La PTLD e la conseguente riduzione della terapia IS non sembrano compromettere in misura rilevante la sopravvivenza death-censored del graft renale.