I vantaggi della presa in carico precoce del paziente nell’ambulatorio predialisi sono la riduzione delle complicanze e progressione di CKD, implementazione di programmi educazionali per la scelta di dialisi (aumento dell’incidenza di dialisi peritoneale -DP) e promozione del trapianto pre-emptive. Recenti esperienze in Italia (progetto MAREA) ed all’estero sottolineano la maggiore efficacia dell’Ambulatorio Predialisi Multidisciplinare (APM) composto da nefrologo, psicologo, nutrizionista, infermiere, educatrice vs quello “standard” (APS) (solo nefrologo).
Obiettivo: verificare l’impatto di APM vs APS in due coorti storiche su outcome dialitico (scelta dialitica e accesso) e clinico (mortalità, ospedalizzazioni nel primo anno dall’inizio della dialisi), e valutare la latenza di immissione in lista d’attesa per trapianto (LAT).
Per questo studio monocentrico sono stati raccoIti, da cartelle e database ULSS, i dati di pazienti uremici incidenti, inseriti in ambulatorio predialisi per ≥6 mesi, dal 1999 al 2012, e suddivisi in due coorti: APS (1999-2005); APM (2006-2012). Per l’analisi statistica sono stati usati t test di Student e il test di Fisher.
I 244 pazienti (169 in APM e 75 in APS) sono risultati omogenei per genere, età, malattia di base. La scelta di DP ha interessato il 50% dei casi in entrambi i gruppi (p =NS). I due gruppi differivano per frequenza di accesso definitivo allo start (APM vs APS): FAV 71,6% vs 45.5% (p<0.05); CVC temporaneo: 23% vs 45.5 (p=0.05). Il gruppo APM presentava vantaggio di 9.7 mesi per immissione in LAT. APM aveva maggiori comorbilità, ospedalizzazioni e mortalità.
La costituzione di APM ha aumentato i pazienti che iniziano dialisi con accesso definitivo e ridotto l’attesa per immissione in LAT, ma non ha migliorato l’incidenza di DP né gli outcome post-dialisi. Lo Studio dimostra che motivazione del nefrologo e politica del centro sono i fattori determinanti per l’incidenza della DP.