E’ noto come un adeguato percorso formativo precoce del paziente uremico sia fondamentale per la diffusione della Dialisi Peritoneale.
Dall’ottobre 2010 presso l’Ospedale di Chivasso è stato avviato il Sevizio di Dialisi Peritoneale contestualmente alla riorganizzazione di un ambulatorio dedicato all’insufficienza renale avanzata (GFR<20 ml/min/1.73 m^2), gestiti dallo stesso medico coadiuvato da una dietista e da uno psicologo.
Sono stati considerati tutti i pazienti presi in carico dal 1/10/2010 al 31/12/2013, l’incidenza del trattamento sostitutivo e la scelta della metodica. E’ stata poi analizzata la presenza di controindicazioni alla dialisi peritoneale secondo i seguenti criteri:
-almeno una controindicazione clinica assoluta (BMI>40, impraticabilità addominale)
-almeno due o più controindicazioni cliniche relative (OSAS con NIV notturna, BMI>35, pregressi interventi addominali, immunosoppressione)
-controindicazioni socio-attitudinali
-avvio in acuto del trattamento emodialitico o fistola artero-venosa già confezionata in altro Centro
Dal 1/10/2010 al 31/12/2013 sono stati presi in carico 169 pazienti, di cui 62 (36,7%; età media 71+/-13 anni) hanno avviato un trattamento sostitutivo. La dialisi peritoneale è stata avviata in 13/62 pazienti (21%; età media 74+/-9 anni). Si sono evidenziate controindicazioni cliniche e socio-attitudinali in 31 dei 49 pazienti avviati all’emodialisi. La rianalisi dei restanti 18 pazienti ha mostrato una possibile fragilità gestionale solo in quattro casi (età>80 anni con scarso supporto familiare); nei restanti 14 pazienti si sono riscontrate un’età media significativamente inferiore rispetto alla popolazione presa in esame (60+/-15 anni; p=0.00005), assenza di comorbidità e piena autosufficienza.
La nostra esperienza ha confermato la difficoltà di diffusione della dialisi peritoneale, nonostante un percorso strutturato in senso formativo ed educazionale, determinata in buona parte dal rifiuto dei pazienti più giovani ed autosufficienti (22%). Se la presenza di controindicazioni cliniche rappresenta un peso non trascurabile (30%), le difficoltà socio-attitudinali non rivestono un limite rilevante (14%).