In letteratura non esiste un consenso unanime in grado di definire i vantaggi di un trattamento iniziale di dialisi peritoneale (DP) alternativo, quale la dialisi peritoneale incrementale (DPI). Per DPI si intende un trattamento di DP con piccola dose dialitica iniziale ed incremento progressivo della stessa in base alla perdita della funzione renale residua (FRR) ed in relazione al mantenimento di un costante target depurativo complessivo. Ancora più complessa è la scelta di una metodica alternativa in pazienti in età pediatrica.
CASO 1. C.M., affetta da insufficienza renale cronica secondaria a nefropatia da RVU, ha iniziato il trattamento dialitico a 12 anni con uno schema di due scambi die. La paziente in 12 mesi di osservazione non ha presentato episodi di peritonite, ha presentato sempre un soddisfacente target depurativo e, soprattutto, continua a mantenere una FRR buona. Svlge le attività scolastiche ed extra scolastiche tipiche della sua età senza alcuna difficoltà.
CASO 2. A.V., 5 anni, è affetto da una sindrome polimalformativa complessa con coinvolgimento neurologico, scheletrico, gastrointestinale e genitourinario, grave ritardo psicomotorio e di crescita. Il paziente, in nutrizione enterale mediante gastrostomia e parenterale attraverso CVC, a aprile 2013 ha iniziato il trattamento di DP in modalità automatizzata. Dopo due mesi circa, per difficoltà nella gestione familiare della metodica, è passato, visto la sua FRR valida, ad uno schema di DPI. Effettua tre scambi die, i primi due con glucosio 1.36% e il terzo con icodestrina 7.5%. Il piccolo non ha mai avuto peritonite e presenta una buona efficacia depurativa ed ultrafiltrativa.
Nella nostra esperienza la DPI si è dimostrata una valida scelta terapeutica, efficace nel mantenimento della FRR, di uno stato nutrizionale soddisfacente e di una depurazione adeguata. La DPI è ben accettata dai pazienti e dai familiari. Le complicanze e le ospedalizzazioni sono state pressochè nulle.