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Miscellanea

ATTIVITA’ FISICA IN DIALISI PERITONEALE. L’OPINIONE DEI PAZIENTI

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INTRODUZIONE

Il paziente affetto da insufficienza renale cronica (CKD) è un paziente con un maggior numero di comorbilità, uno stato di maggior fragilità ed un maggior decadimento cognitivo, condizioni spesso peggiorate dall’inizio del trattamento dialitico e che spesso giustificano, anche se non completamente, il basso livello di esercizio riscontrato.

A sua volta una ridotta attività fisica rappresenta un fattore prognostico, a parità di altri fattori, negativo sia per la sopravvivenza che per la qualità della vita o il tono dell’umore. D’atra parte sono altrettanto dimostrati i benefici sulle diverse componenti la Qualità della Vita di una attività fisica strutturata e costante.

Accanto alle barriere socio-economiche ed a quelle cliniche citate all’inizio poco note sono quelle non cliniche relative al paziente ed alle sue opinioni in merito e comunque limitate ai soli pazienti in emodialisi (HD).

Con questo lavoro abbiamo voluto indagare il livello di attività fisica in una popolazione di pazienti in dialisi peritoneale (DP), anziana e con molteplici comorbilità, indagandone anche l’opinione in proposito.

CASISTICA, MATERIALI E METODI

A tutti i pazienti in DP (o con catetere in attesa di iniziare) del Centro, non allettati ed in grado di esprimere le proprie idee, abbiamo sottoposto un questionario molto semplice e comprensibile, ideato allo scopo, in occasione delle visite in centro, senza o, in caso di necessità, con la supervisione dell’eventuale familiare.

I pazienti intervistati sono stati 25.

Le caratteristiche dei pazienti intervistati sono riportate in Figura 1.

Di questi solo 11 (44%), di cui 3 con catetere in attesa di iniziare, erano autonomi e 4 quelli seguiti in video dialisi (VD).

RISULTATI

Premesso che solo un paziente (4,0%) svolgeva una attività fisica retribuita (ufficio) ed il 44,0% nessuna, l’attività fisica (ludica o di necessità) svolta dai pazienti è risultata molto scarsa: 16 (70,3±12,7 anni) dichiaravano di non farne, mentre dei restanti 9 (72,9±14,4 anni; p= NS) soltanto 3 (12,0%) affermavano di camminare per almeno2 Kmal giorno.

Sorprendentemente la percentuale di pazienti che gestivano autonomamente (senza o con la video dialisi) tra chi faceva attività fisica e chi non la faceva era sovrapponibile (rispettivamente il 37,5% ed il 31,2%) (Figura 2). 

Le motivazioni per non fare attività fisica erano per 9 pazienti il senso di affaticamento (56,3%), per 3 il timore di farsi male, in 1 caso per problemi di salute, in 1 per problemi logistici ed infine, per mancanza di tempo, in 2 pazienti (1 per attività lavorativa retribuita ed 1 per attività domestiche impegnative). Non è stato indagato il tono dell’umore, 9 pazienti avevano una depressione dell’umore da richiedere antidepressivi: di questi 7 non svolgevano alcuna attività lavorativa. 

Alla domanda sul desiderio di svolgere, guidati da specialisti, attività fisica il 48,0% non è interessata mentre il 52,0% risponde affermativamente preferendo per il follow up di gran lunga il proprio domicilio (40,5% vs 12,0%) (Figura 3).

Chi non è interessato è lievemente più giovane (70,7±15,1 anni vs 73,1±12,5 anni – p=N.S.) ma tra i due gruppi non emerge alcuna differenza significativa.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Diversi studi hanno messo in evidenza come il paziente affetto da CKD sia un paziente con una attività fisica ridotta, sia a questionari complessi (Johansen – KI 2010 [1] (full text)), che intuitivi e semplici come il RAPA test impiegato nello studio multicentrico internazionale DOPPS (Lopes – cJASN 2014 [2] (full text)) (Figura 4). Non solo si muove poco ma è destinato, con l’inizio della dialisi, a perdere ulteriormente autonomia (Jassal – NEJM 2009 [3] (full text)) e ridurre le sue attività (Hayhurst  - Spinger Plus 2015 [4]).

La ridotta attività motoria a sua volta peggiora la sopravvivenza, la qualità della vita nelle sue componenti di funzionamento psichico e fisico e la depressione (Lopes – cJASN 2014).

Un recente metanalisi (59 lavori randomizzati controllati) ha mostrato come una attività fisica struttura migliora significativamente la forza muscolare, la resistenza, la qualità della vita (riducendo tra l’altro la depressione), riduca lo stato infiammatorio e migliori l’istologia muscolare mentre ancora dubbi sono gli effetti sul decremento della GFR e sull’assetto lipidico (Heiwe – AJKD 2014 [5]) (Anding – BMJ 2015 [6] (full text)). I lavori considerati riguardano praticamente tutti l’HD (solo 1 considera anche pazienti in DP), l’esercizio fisico prevalente, aerobico o di resistenza, è quello condotto durante la seduta dialitica da pazienti prevalentemente “giovani”.

Diverse ed ovvie sono le barriere all’esercizio fisico in dialisi quali quelle socio-economiche o quelle cliniche. Recentemente due studi, uno USA (Delgado – NDT 2012 [7] (full text)) ed uno Italiano (Fiaccadori – KBP Reasearc 2014 [8]), hanno indagato, sempre nei pazienti in HD, le barriere dal punto di vista del paziente con uno stesso questionario: sia a Pittsburgh come a Parma il vissuto che ostacola l’esercizio fisico è quello dell’essere senza speranza, la tristezza e l’avere già troppo problemi (tanto da non volersene aggiungere altri) (Figura 5). Lo studio di Fiaccadori indaga inoltre le opinioni di medici e infermieri che, come si vede, possono a volte rappresentare barriere involontarie o controvoglia all’esercizio (Figura 6).

Il nostro studio indaga una popolazione diversa da quella riportata in letteratura (DP, anziani) ma in un certo senso analoga: si muove poco (per lavoro o per diletto) e non ne ha voglia. Il dato forse più interessante è che comunque la metà sarebbe disposta ad avviare un programma di training domiciliare ma a condizione di essere seguito a domicilio.

Tutto ciò rappresenta una impegno per il futuro.

BibliografiaReferences

[1] Johansen KL, Chertow GM, Kutner NG et al. Low level of self-reported physical activity in ambulatory patients new to dialysis. Kidney international 2010 Dec;78(11):1164-70 (full text)

[2] Lopes AA, Lantz B, Morgenstern H et al. Associations of self-reported physical activity types and levels with quality of life, depression symptoms, and mortality in hemodialysis patients: the DOPPS. Clinical journal of the American Society of Nephrology : CJASN 2014 Oct 7;9(10):1702-12 (full text)

[3] Jassal SV, Chiu E, Hladunewich M et al. Loss of independence in patients starting dialysis at 80 years of age or older. The New England journal of medicine 2009 Oct 15;361(16):1612-3 (full text)

[4] Hayhurst WS, Ahmed A Assessment of physical activity in patients with chronic kidney disease and renal replacement therapy. SpringerPlus 2015;4:536

[5] Heiwe S, Jacobson SH Exercise training in adults with CKD: a systematic review and meta-analysis. American journal of kidney diseases : the official journal of the National Kidney Foundation 2014 Sep;64(3):383-93

[6] Anding K, Bär T, Trojniak-Hennig J et al. A structured exercise programme during haemodialysis for patients with chronic kidney disease: clinical benefit and long-term adherence. BMJ open 2015 Aug 27;5(8):e008709 (full text)

[7] Delgado C, Johansen KL Barriers to exercise participation among dialysis patients. Nephrology, dialysis, transplantation : official publication of the European Dialysis and Transplant Association - European Renal Association 2012 Mar;27(3):1152-7 (full text)

[8] Fiaccadori E, Sabatino A, Schito F et al. Barriers to physical activity in chronic hemodialysis patients: a single-center pilot study in an Italian dialysis facility. Kidney & blood pressure research 2014;39(2-3):169-75

release  1
pubblicata il  03 maggio 2016 
da Salvatore DE ROBERTO¹, Andrea PELISSERO¹, Loris NERI, Sara BARBIERI, Franco FRANZE'¹, Giusto VIGLINO
(S.O.C. Recupero e Rieducazione Funzionale - Ospedale San Lazzaro, Alba; ¹S.O.C. Nefrologia, Dialisi e Nutrizione Clinica - Ospedale San Lazzaro, Alba)
Parole chiave: dialisi peritoneale, esercizio fisico, qualità di vita
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