Le numerose comorbilità, l’età avanzata, l’impegno legato a dialisi e terapia, la necessità di assistenza, le difficoltà di spostamento, la depressione e l’essere senza speranza sono barriere all’esecuzione di una appropriata attività fisica nel paziente dializzato, soprattutto se anziano.
Se da un lato i dati della letteratura mostrano come una ridotta attività fisica sia un fattore prognosticamente negativo non solo per la sopravvivenza ma anche per la qualità della vita ed il tono dell’umore (Lopes – cJASN 2014 [1] (full text)), dall’altra una recente metanalisi che ha trattato 59 lavori riguardanti trial randomizzati controllati (RCT) mostra come l’esercizio fisico strutturato nel dializzato produca numerosi certi effetti positivi (sulla forza e sulla resistenza, sul cammino, sullo stato infiammatorio, sulla qualità della vita e sulla depressione ma anche sull’istologia del muscolo) (Heiwe – AJKD 2014 [2]). Tutti questi studi sono però riferiti a pazienti in emodialisi (HD), con una modalità di esercizio standard (un cicloergometro in corso di seduta emodialitica, abilitato per esercizi aerobici e di resistenza) alla quale non si può sfuggire (Anding - BMJ 2015 [3] (full text)).
Obiettivo dello studio è stato quello di indagare l’efficacia di uno schema riabilitativo semplificato ed adattato, da svolgersi al DOMICILIO, in un gruppo di pazienti già in DP, o candidati a breve, del nostro Centro.
In dettaglio i momenti dello studio sono riportati in Figura 1.
Pazienti in DP (8) e predialisi (3) candidati alla DP esenti da malattia in fase acuta, arruolati in maniera random nel luglio 2015.
Dopo la valutazione del Fisiatra (FKT) a ciascun paziente è stato assegnato uno di tre schemi di attività fisica elaborati da A.P., ad impegno crescente adattato alle possibilità del paziente.
Al paziente viene consegnato e spiegato in dettaglio uno schema cartaceo che riporta gli esercizi da farsi ogni giorno mediante illustrazioni e brevi testi. In Figura 2 sono riportate ad esempio le prime 2 pagine del protocollo o Schema A.
Dopo 10 giorni è stato effettuato un controllo telefonico delle difficoltà od impedimenti nell’esecuzione dello schema con la raccomandazione di avvertire il centro in caso di problemi.
A distanza di 30 giorni il paziente veniva ricontatto e rivalutato.
Sono stati arruolati 8 pazienti in DP e 3 in Predialisi le cui caratteristiche sono riportate in Figura 3.
In 6 pazienti era stato utilizzato lo schema A, in 4 quello B e solo in 1 il C.
A 10 giorni 1 paziente aveva sospeso l'attività per problemi clinici.
Alla verifica a 30 giorni i pazienti in attività erano rimasti 3 (2 in RSA ed 1 in Videodialisi), 2 seguivano lo schema in maniera irregolare ed i rimanenti 5 lo avevano interrotto senza darne avviso (Figura 4).
Per tutta la motivazione è stata la mancanza di interesse.
Visti i risultati abbiamo soprasseduto alla rivalutazione dei 3 pazienti a fine studio.
Il nostro studio dimostra come esistano delle barriere all'attività fisica non soltanto socio-economiche (visite e consulenze erano gratuite e non richiedevano la frequenza in palestra od altre strutture) e cliniche (lo schema era adattato alle possibilità del paziente).
Disponibilità e semplicità della prescrizione non sono sufficienti a garantire l’aderenza DOMICILIARE per 4 settimane a schemi di attività fisica adattata nei nostri pazienti in DP: è possibile che la mancata motivazione dovuta a depressione o perdita di speranza per il futuro evidenziata da alcuni autori (Delgado - NDT 2012 [4] (full text)) (Fiaccadori - KBPResearch 2014 [5]), in condizioni di distanza dal Centro e degli Operatori come si realizza a domicilio, induca il paziente ad abbandonare l'esercizio fisico al pari di altre componenti della cura (terapia medica, dieta, dialisi). Non sarà un caso se gli unici tre pazienti che hanno terminato lo schema sono i 2 in RSA (attività fisica obbligata) ed il paziente in Videodialisi.
Passato lo sconforto iniziale tutto ciò rappresenta una sfida per il futuro di cui la Videodialisi, utilizzata non più solo per scopi dialitici, può essere il primo passo.
[1] Lopes AA, Lantz B, Morgenstern H et al. Associations of self-reported physical activity types and levels with quality of life, depression symptoms, and mortality in hemodialysis patients: the DOPPS. Clinical journal of the American Society of Nephrology : CJASN 2014 Oct 7;9(10):1702-12 (full text)
[2] Heiwe S, Jacobson SH Exercise training in adults with CKD: a systematic review and meta-analysis. American journal of kidney diseases : the official journal of the National Kidney Foundation 2014 Sep;64(3):383-93
[3] Anding K, Bär T, Trojniak-Hennig J et al. A structured exercise programme during haemodialysis for patients with chronic kidney disease: clinical benefit and long-term adherence. BMJ open 2015 Aug 27;5(8):e008709 (full text)
[4] Delgado C, Johansen KL Barriers to exercise participation among dialysis patients. Nephrology, dialysis, transplantation : official publication of the European Dialysis and Transplant Association - European Renal Association 2012 Mar;27(3):1152-7 (full text)
[5] Fiaccadori E, Sabatino A, Schito F et al. Barriers to physical activity in chronic hemodialysis patients: a single-center pilot study in an Italian dialysis facility. Kidney & blood pressure research 2014;39(2-3):169-75
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