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Emodialisi

SPONDILODISCITE IN DIALISI: DESCRIZIONE DI UN CASO

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Abstract

INTRODUZIONE. I cateteri venosi centrali (CVC) sia temporanei sia tunnellizzati rappresentano la principale causa di batteriemia nei pazienti in trattamento emodialitico (ED). Descriviamo un caso di batteriemia complicata dall’ insorgenza di spondilodiscite.

CASO CLINICO. Una paziente di 77 anni, affetta da diabete mellito e cardiopatia ischemica in condizioni cliniche generali molto compromesse ed in trattamento con ED mediante CVC tunnellizzato ha presentato febbre fino a 39°C e dolore al rachide. Gli esami di laboratorio mostravano leucocitosi (15.900/mmc) ed alterazione della PCR (14.2 mg/dl). Le emocolture risultavano positive per Stafilococco Aureo Meticillino Resistente. L’Rx torace escludeva addensamenti parenchimali e l’ecografia cardiaca non documentava immagini riferibili a vegetazioni valvolari. Veniva quindi esclusa la diagnosi di endocardite batterica. La scintigrafia con leucociti marcati mostrava una captazione del tracciante a livello del rachide lombare. La risonanza magnetica (RMN) rivelava una iperintensità del segnale in L2 ed L3 con alterazione strutturale del disco intersomatico ed irregolarità della limitante inferiore di L2. Il quadro clinico e strumentale deponeva quindi per una spondilodiscite L2-L3. In considerazione delle condizioni cliniche della anziana paziente il neurochirurgo escludeva un programma operatorio. Veniva iniziata terapia con vancomicina più rifampicina. Dopo due settimane di terapia si assisteva alla defervescenza, ad una significativa riduzione del dolore al rachide ed alla normalizzazione della conta leucocitaria e della PCR. Negative le emocolture. Il trattamento è stato protratto per complessive 12 settimane. L’RMN di controllo mostrava la parziale regressione del quadro.

CONCLUSIONI. La spondilodiscite rappresenta una complicanza potenzialmente devastante della batteriemia associata all’uso dei CVC in emodialisi.. Il sospetto deve essere posto in tutti i pazienti con febbre e dolore al rachide. Un’attenta osservazione delle condizioni cliniche generali del paziente è molto importante ed il ricorso all’intervento chirurgico deve essere considerato con cautela a causa del deterioramento osseo tipico dell’anziano in dialisi. L’esecuzione della MRI è indispensabile per una corretta diagnosi. Nel nostro caso la guarigione è stata possibile anche senza la rimozione del CVC

A. Lucatello(1), E. Gandini(1), I. D'Amato(1), A. Castiglioni(1)
((1)Uo Nefrologia E Dialisi A.o. Ospedale Di Circolo Di Busto Arsizio )
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