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Emodialisi

ARITMIE VENTRICOLARI E MORTALITÀ IN PAZIENTI EMODIALIZZATI

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Introduzione

Nel post-infarto la media oraria di impulsi prematuri ventricolari (IPV/h) è un fattore predittivo di mortalità. La prevalenza di aritmie cardiache nei pazienti in emodialisi  è elevata, sia per l'elevata presenza di patologie cardiovascolari in questa popolazione, sia perchè la dialisi ha di per sè un effetto aritmogeno. Mancano tuttavia dati che dimostrino che le aritmie ventricolari costituiscono un fattore di aumentato rischio di mortalità in questi pazienti. Obiettivo dello studio è stato valutare il significato prognostico delle aritmie ventricolari in una popolazione di pazienti emodializzati. Sono stati valutati sia i fenomeni aritmici in condizioni basali che quelli intra e peridialitici.

Metodi

Sono stati raccolti dati di 156 pazienti dal 2004 ad aprile 2012. Sono stati tutti sottoposti ad un ECG-Holter delle 24 ore, includente una seduta emodialitica, ed è stato calcolato il numero di IPV/h durante le quattro ore della seduta di dialisi, nelle 4 ore successive (post-dialisi) e nelle 16 ore rimanenti (basale).

Per valutare se i differenti outcome (vivo, morto per morte cardiovascolare, morto per altre cause) fossero caratterizzati da medie orarie di IPV/h differenti, è stato utilizzato il test di Kruskal-Wallis, e per individuare quali fossero le coppie statisticamente diverse è stato utilizzato il test di Wilcoxon per dati non appaiati.

Il test di Wilcoxon per dati appaiati è stato utilizzato per individuare, per ogni tipo di outcome, se la dialisi e/o le 4 ore successive determinassero un incremento nelle medie orarie di IPV/h rispetto al basale.

Per individuare quali fattori risultavano associati ad un incremento del rischio di morte, un modello di Cox causa specifico (morte cardiovascolare e non cardiovascolare) è stato regredito rispetto a: età anagrafica, età dialitica, sesso, ipertensione arteriosa, diabete mellito, cardiopatia ischemica, scompenso, media oraria di IPV/h basale e in dialisi. E' stato utilizzato un sistema di selezione backward (criterio per l'esclusione P>0.10). Le analisi sono state eseguite con il software SAS v9.2.

Risultati

Le caratteristiche della popolazione studiata sono riportate in Figura 1.

Il numero di IPV/h basale e post-dialisi era significativamente maggiore nei pazienti deceduti per cause cardiovascolari rispetto ai soggetti vivi, mentre non c'erano differenze nel numero di aritmie basali tra soggetti morti per cause non cardiovascolari e non deceduti. Le aritmie intradialitiche erano sempre più numerose nei soggetti morti di morte cardiovascolare rispetto sia ai vivi che ai morti per cause non cardiovascolari (Figura 2).

La seduta emodialitica induceva un significativo aumento delle aritmie ventricolari, che si manteneva nel periodo post dialitico, nei pazienti giunti vivi alla fine del follow-up, ma non in quelli deceduti per qualsiasi causa (Figura 3).

Il modello di Cox eseguito ha dimostrato un impatto della presenza di un maggior numero di aritmie sia basali (1-10 IPV/h) che intradilitiche (>10 IPV/h) sulla mortalità cardiovascolare, ma non su quella non cadiovascolare. Gli IPV/h basali (1-10 IPV/h) avevano un impatto borderline sulla mortalità non cardiovascolare. L'età anagrafica e lo scompenso cardiaco erano fortemente associati ad un maggior rischio di morte per qualsiasi causa (Figura 4).

Conclusioni

Nella nostra popolazione la frequenza di aritmie ventricolari intra ed extradialitiche ha un valore prognostico sulla mortalità cardiovascolare. Più sfumato appare l'impatto sulla mortalità dovuta ad altre cause.

La seduta emodialitica induce un aumento delle aritmie ventricolari che però risulta significativo solo nei soggetti vivi al termine del follow-up.

I nostri dati suggeriscono che la frequenza basale di aritmie ventricolari abbia un significato predittivo sulla mortalità cardiovascolare, mentre risulta dubbio il valore dell'extrasistolia ventricolare legata alla seduta emodialitica.

 

release  1
pubblicata il  25 settembre 2012 
da S. Genovesi, MC Luise, H. Riva, L. DeLeo, E. Rossi*, P. Fabbrini, MR. Viganò, A. Stella
(Clinica Nefrologica, AO S. Gerardo, Monza e Università di Milano-Bicocca; *Dipartimento di Medicina Clinica e Prevenzione, Università di Milano-Bicocca )
Parole chiave: aritmie, dialisi cronica, mortalità
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