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Metabolismo calcio-fosforo / nefrolitiasi

EFFETTI CLINICI DEL TRATTAMENTO CON SEVELAMER SULLA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA RENALE CRONICA: RISULTATI DEL FOLLOW – UP A DUE ANNI

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Abstract

INTRODUZIONE. La patologia cardiovascolare, lo stato infiammatorio cronico e l’iperparatiroidismo secondario caratterizzano la Malattia Renale Cronica (CKD) sin dai primissimi stadi. Nello studio abbiamo testato l’efficacia, in un periodo di follow – up di 24 mesi, del Sevelamer carbonato su pazienti affetti da CKD in Stadio III° - IV° NKF con segni e sintomi di iperparatiroidismo secondario e coinvolgimento cardiaco. Inoltre è stato testato l’effetto della medesima terapia sulla progressione della CKD.

PAZIENTI E METODI. Sono stati arruolati 250 pazienti affetti da CKD in Stadio III° - IV° NKF (130M/120F, età media 50.7 +/- 4.3 anni, eGFR medio 28.7 +/- 5.2 ml/min). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a terapia con 1600 mg/die di Sevelamer Carbonato per os; l’efficacia della terapia è stata valutata mediante l’esecuzione di esami di laboratorio (FGF23, iPTH, calcemia, fosforemia, fosfaturia, valutazione del GFR) e valutazione ecocardiografica (volumetria ventricolare sinistra, frazione d’eiezione, score di Wilkins per le calcificazioni mitraliche) dopo 6, 12 e 24 mesi dall’inizio della terapia.

RISULTATI. Dopo 6 mesi di trattamento si è osservata una riduzione media del 15.2% (p<0,0001) della fosforemia (mg/dl), del 19.1% (p<0,0001) del livello di FGF23 (pg/ml) e del 31.6% (p<0,0001) di PCR (mg/dl) con un deciso miglioramento dello Score di Wilkins (79.3% di riduzione media con p<0,0001) in tutti i pazienti arruolati. Si è osservato, inoltre, un netto rallentamento della progressione della malattia renale nei 24 mesi successivi all’inizio del trattamento con Sevelamer rispetto ai 24 mesi precedenti (da 1.5 – 1.8 ml/min/anno di perdita di filtrato a 0.5 – 1 ml/min/anno con p<0,0001).

CONCLUSIONI. I nostri dati confermano che l’impiego del Sevelamer nel trattamento dell’iperPTH secondario esercita un’azione inibente sui livelli di FGF23 e su quelli della PCR. Il dato più rilevante rimane quello relativo al rallentamento della progressione del danno renale con un impatto sia dal punto di vista clinico, sia dal punto di vista socio–economico.

L. Di Lullo(1), F. Floccari(2), D. Russo(3), A. Granata(4), G. Barbera(1), V. Barbera(1), F. Marrocco(2), A. Villani(5), M. Malaguti(2), A. Santoboni(1)
((1)U.o.c. Nefrologia E Dialisi Ospedale L. Parodi Delfino Colleferro , (2)U.o.c. Nefrologia E Dialisi Ospedale S. Paolo Civitavecchia , (3)Cattedra Di Nefrologia Universita' Degli Studi Federico Ii Napoli , (4)U.o.c. Nefrologia E Dialisi Ospedale S. Giovanni Di Dio Agrigento , (5)Scuola Di Specializzazione In Nefrologia Università Degli Studi Di Roma Tor Vergata Roma )
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