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Miscellanea

VALUTAZIONE E GESTIONE DELLA FIBROSI RETROPERITONEALE IDIOPATICA (FRI) MEDIANTE FOLLOW-UP CON 18F-FDG-PET/TC: ESPERIENZA DI UN CENTRO DI NEFROLOGIA.

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Abstract

Introduzione. La FRI è una patologia caratterizzata da una reazione fibro-infiammatoria retroperitoneale dislocante e compressiva sugli ureteri ed altri organi interni, con coinvolgimento renale. Per tale motivo spesso il nefrologo è uno degli specialisti coinvolti nella diagnostica e nella terapia, che prevede steroidi ed immunosoppressori. Fasi ricorrenti e imprevedibili di attività possono essere segnalate dagli indici di flogosi. La PET/TC si è dimostrata un valido supporto diagnostico per differenziare un tessuto “metabolicamente attivo” da uno fibrotico “inattivo”.

Materiali e metodi. Negli ultimi 8 anni sono giunti alla nostra osservazione per complicanze renali 6 pazienti affetti da FRI (5M, 1F, età media 53,8 aa). Due pazienti avevano necessitato del trattamento emodialitico urgente per IRA. I pazienti durante il follow-up sono stati monitorati mediante esami ematici e sequenziali PET/TC, modalità di imaging che rivela la biodistribuzione di radiofarmaci emittenti positroni con esiguo apporto di radiazioni. L’indice di attività metabolica di malattia è espresso mediante il SUV (Standardized Uptake Value), che viene calcolato sulle aree sospette e che mostra la captazione dell'area interessata rispetto ad una di uguale massa. Nel nostro studio abbiamo voluto confrontare il potere diagnostico della PET/TC (SUV > 0,9) con gli indici ematochimici usati per rilevare uno stato infiammatorio.

Risultati e Conclusioni. Utilizzando la PET/TC come “Gold Standard” diagnostico, gli indici di flogosi PCR e VES appaiono sensibili ma non specifici di riattivazione di malattia sebbene le differenze tra i gruppi non siano significative ad una preliminare analisi statistica (Fisher’s exact test p=NS). Effettivamente, in alcuni casi la PET/TC ha mostrato l’attività di malattia più precocemente degli indici ematici, che si sono modificati a distanza di tempo o che sono rimasti stabili, guidando in alcuni casi le scelte terapeutiche. Questo nuovo esame strumentale si rivela dunque un utile supporto alle tecniche convenzionali di imaging nella FRI, consentendo la rilevazione di attività tissutale di malattia e garantendo una migliore gestione della terapia immunosoppressiva.

L. Pettorini(1), L. Scabbia(1), A. Giuliani(1), C. Fofi(1), F. Festuccia(1), R. Pirisino(2), V. Lanni(2), D. Prosperi(2), G. Punzo(1), P. Mene(1)
((1)U.o.c. Nefrologia E Dialisi, Ospedale S.andrea, Sapienza Università Di Roma , (2)Dipartimento Di Medicina Nucleare, Ospedale S.andrea, Sapienza Università Di Roma )
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