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Miscellanea

AFERESI TERAPEUTICA: L'ESPERIENZA DI UN BIENNIO SUL PAZIENTE COMPLESSO POLIPATOLOGICO

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INTRODUZIONE

La plasmaferesi viene utilizzata nella pratica clinica da oltre 20 anni per il trattamento di molte patologie o condizioni cliniche acute o croniche riacutizzate, renali e non.

La metodica si è dimostrata effettivamente in grado di ridurre i livelli ematici di molti fattori immunologici o comunque coinvolti nel danno tissutale multiorgano; tra i diversi fattori vi sono: autoanticorpi e complessi immuni circolanti, anticorpi liberi capaci di formare complessi immuni “in situ”, paraproteine del mieloma multiplo, fattori responasabili delle lesioni micro vascolari nella sindrome emolitico-uremica e nella porpora trombotica trombocitopenica, anticorpi citotossici nel rigetto vascolare del rene trapiantato, mediatori della flogosi (fibrinogeno, linfochine e fattori complementari).

Nel biennio aprile 2010-2012 sono stati eseguiti 80 trattamenti plasmaferetici su complessivi 12 pazienti critici (4 femmine, 8 maschi) provenienti dai reparti di Medicina d’Urgenza (3), Clinica Neurologica (2), Clinica Dermatologica (1), Medicina Interna (3), Terapia Intensiva (2), Nefrologia (1). Il numero dei trattamenti per paziente è stato individuato sulla base della risposta clinica e laboratoristica. Nello specifico: 6 trattamenti sono stati eseguiti per una paziente affetta da neuro lupus,10 in un caso di polineurite demielinizzante, 6 per una crioglobulinemia HCV relata,6 in un caso di porpora di Schonlein-Henock con sindrome crioglobulinemica HCV relata e polineuropatia, 4 nel corso di una encefalite limbica da Anticorpi anti VGKC, 13 per una Sindrome emolitica-uremica (SEU) in una paziente con sepsi da Acynetobacter Baumanii ed artrite reumatoide, 5 su un soggetto con vasculite ANCA positiva con polineuropatia, 2 per un paziente colpito da Morbo di Still,15 in una paziente affetta da IRC in emodialisi con vasculite p-ANCA positiva riacutizzata, 4 per una connettivite indifferenziata, 3 per una paziente con poliangioite ed infine in un caso di Moskowitz.

I dati riportati in precedenza sono riassunti nella Tabella 1.

MATERIALI E METODI

Per i trattamenti sono stati usati il Monitor Lynda (Bellco) con Kit ABL 200 (Bellco) e plasmafiltro MICROPLAS MPS 05 (polietersulfone, superficie0.45 m2).

Solo in un caso è stato scambiato plasma fresco (paziente con SEU), negli altri 11 pazienti è stata utilizzata albumina diluita con soluzione fisiologica (4%).

Considerando 70 ml/kg il volume ematico medio di un adulto, il volume da scambiare espresso in litri è stato individuato con la formula:

0.07 x peso corporeo (kg) x (1-Ht%).

L'indicazione al trattamento plasmaferitico è stata valutata secondo le categorie ASFA 2010 (tabella 2) (Szczepiorkowski ZM) [1] .

I livelli di evidenza utilizzati (ASFA 2010) sono riassunti in Tabella 3.

RISULTATI E CONCLUSIONI

Su 12 pazienti trattati 5 risultano vivi e tuttora dimessi.

Si tratta di 2 femmine e di 3 maschi rispettivamente coinvolti nella polineuropatia demielinizzante, nel neuro lupus, nell’encefalite limbica, nel Morbo di Still e nella vasculite p-ANCA relata.

L’exitus ha colpito invece quei pazienti che partivano con un quadro generale più compromesso. L’inizio della plasmaferesi è coinciso inizialmente con un miglioramento bioumorale seguito tuttavia solo parzialmente da quello clinico. Il decesso è sopravvenuto, durante lo stesso ricovero, per cause non legate alla metodica intrapresa che, invece, in tutti i soggetti trattati, è risultata ben tollerata e priva di complicanze precoci (legate al posizionamento ed al mantenimento in situ del catetere venoso) e tardive (principalmente quelle emocoagulative ed infettive).

L’esperienza fatta è in linea con quanto riportato nella letteratura ovvero che la plasmaferesi deve essere utilizzata, a seconda delle necessità, come terapia salvavita, di scelta nella specifica patologia oppure di supporto al trattamento farmacologico intrapreso. In ogni caso rappresenta un approccio insostituibile al paziente polipatologico complicato. E pone la figura del nefrologo come centrale in quella collaborazione multidisciplinare indispensabile per il conseguimento del risultato terapeutico.

 

 

release  1
pubblicata il  25 settembre 2012 
da Gerini U., Bianco F., Leonardi S., Galli G., Carraro M., Vianello S., Čelik L., Di Maso V., Cannone M., Ianche M.
(S.C. Nefrologia e Dialisi, Azienda Ospedaliero-Universitaria "Ospedali Riuniti" Trieste)
Parole chiave: audit clinico
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