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Nefrologia clinica

UTILIZZO DI RITUXIMAB (RTX) SOLO ALLA RECIDIVA CLINICA PIUTTOSTO CHE “PROTOCOLLIZZATO”NEL TRATTAMENTO DELLE VASCULITI ANCA POSITIVE (AAV).

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Abstract

Prefazione. In alternativa all’utilizzo solo in presenza di recidiva clinica, sono stati proposti utilizzi “protocollizzati” del RTX (1 g ogni 6 mesi, oppure alla ricomparsa dei CD19 –CD20 ) nelle AAV per ridurre il numero di recidive ed il danno cumulativo. Gli utilizzi “protocollizzati” aumenterebbero significativamente il numero dei trattamenti con aumentato rischio di tossicità ed aumento dei costi sanitari.

Materiali e metodi. Valutare nella nostra casistica di pazienti con AAV ritrattati con RTX solo al momento della recidiva clinica, il numero di ritrattamenti effettuati e la distanza temporale tra il 1° trattamento ed i ritrattamenti. I pazienti assumevano quasi tutti una terapia di mantenimento con basse dosi di steroide e di methotrexate od azatioprina.

Risultati e conclusioni. Venivano trattati con RTX 51 pazienti con AAV, 15/51 (29%) di nuova diagnosi e 36/51 (71%) ad una recidiva. La maggior parte dei pazienti con nuova diagnosi presentavano una micropoliangioite, 32/36 (89%) trattati ad una recidiva presentavano una recidiva granulomatosa di Granulomatosi di Wegener (WG). Tutti ottenevano una remissione. Dopo il primo trattamento con RTX si osservavano 11 recidive in 9 pazienti (9/51, 18%) con GW mediamente dopo 23.1 mesi, tutti ottenevano nuovamente la remissione. 2/9 pazienti avevano 2 recidive. Il tempo medio alla prima recidiva era 24.3 mesi (7-42), quello alla seconda recidiva era 17.5 mesi (12-23). Ad un follow-up medio di 20.1 mesi si registravano 4 decessi, 3 (3/15, 20%) nel gruppo di pazienti con nuova diagnosi, uno (1/36, 3%) nel gruppo trattato ad una recidiva.

La strategia di trattare i pazienti solo alla recidiva clinica ha evidenziato che un basso numero di pazienti ha richiesto il ritrattamento (18%) e che il tempo medio alla recidiva clinica (23.1 mesi) è nettamente più lungo rispetto alla tempistica di ritrattamento prevista dagli schemi protocollari (4-6 mesi). Questo si traduce in un minor numero di trattamenti con conseguente riduzione del rischio di potenziali effetti collaterali ed un importante risparmio economico.

G. Jeannin(1), G. Gregorini(1), S. Possenti(1), G. Cancarini(1)
((1)U.o. Nefrologia Spedali Civili Di Brescia )
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