L’acceso vascolare da sempre rappresenta il tallone d’Achille della dialisi. Le linee guida raccomandano quale accesso preferibile per il trattamento emodialitico la fistola artero-venosa (FAV), che può essere utilizzata con vari metodi di venipuntura: a “scala di corda”, ad “area”o ad “occhiello”. Quest’ultima metodica, secondo la letteratura, consente di ridurre le complicanze che le continue venipunture provocano riducendo l’incidenza di aneurismi, trombosi, e di dolore riferito.
Per valutare se l’adozione di una metodica di venipuntura influisca sulla sopravvivenza della FAV e sull’insorgenza delle complicanze abbiamo valutato retrospettivamente i dati relativi agli accessi vascolari della nostra casistica di pazienti emodializzati.
Sono stati valutati i dati di 136 pazienti osservati per 51 mesi; di questi 58 eseguivano la metodica ad “occhiello” e 78 altre metodiche. La scelta della metodica è stata indirizzata dalla difficoltà di venipuntura o da scelta del paziente
nei 51 mesi di osservazione, la differenza in termini di sopravvivenza dell’accesso vascolare non è significativa (p=0.05). Le infezioni sono più frequenti nel gruppo “a occhiello” (16:1 p<0.023).
la venipuntura “a occhiello” è una metodica sicura che presenta la stessa frequenza di complicanze delle metodiche “classiche”. L’unica differenza sostanziale è la maggiore frequenza di infezioni. Nella nostra casistica non sono però stati evidenziati casi di sepsi con emocolture positive a partire dalla FAV. Inoltre il successo della tecnica sembra dipendere dalla motivazione e dall’adeguata formazione del personale infermieristico.