Anoressia, atrofia muscolare e anzianità sono fattori presenti in dialisi cronica che possono condurre alla cachessia, condizione non molto studiata come specifica causa di morte. La cachessia può avere cause legate al trattamento dialitico o indipendenti da esso e preesistenti. Questo studio ha valutato alcuni fattori potenzialmente associati alla cachessia come causa di morte, tenendo conto che alcuni di questi fattori concorrono anche al decesso per altre cause.
Studio di coorte retrospettivo su 13366 pazienti incidenti in dialisi cronica, notificati (1995-2011) al Registro Regionale Dialisi e Trapianto del Lazio. Fattori demografici, clinici, assistenziali, misurati all’ingresso in dialisi cronica, sono stati valutati attraverso modelli di regressione logistica multinomiale e di rischio competitivo (Fine-Gray), per tener conto dell’effetto competitivo verso la cachessia delle altre cause di decesso.
La cachessia era la terza causa (9%) di morte notificata, con tasso di 1,3 decessi per 100 persone in dialisi. La cachessia come causa di morte era più probabile per: ogni anno d’età in più (RRR=1.07; IC95%: 1.05-1.08), non autosufficienti (RRR=2.16; IC95%: 1.62-2.88), catetere venoso come primo accesso (RRR=2.63; IC95%: 1.60-4.31), diabetici (RRR=1.81; IC95%: 1.26-2.59). Era meno probabile per: donne (RRR=0.77; IC95%: 0.59-1.00), incremento unitario di BMI (RRR=0.91; IC95%: 0.87-0.94), albuminemia (RRR=0.68; IC95%: 0.54-0.86), ematocrito (RRR=0.97; IC95%: 0.94-1.00). Il rischio di morte per cachessia era più elevato per: ogni anno d’età in più (SHR=1.05; IC95%: 1.03-1.06), non autosufficienti (SHR=1.49; IC95%: 1.14-1.96), catetere venoso come primo accesso (SHR=2.39; IC95%: 1.46-3.90). Era meno elevato per incremento unitario di BMI (SHR=0.93; IC95%: 0.87-1.00), albuminemia (SHR=0.71; IC95%: 0.55-0.91).
Oltre a fattori noti, età e ridotta autonomia personale, si associano a maggior rischio di morte per cachessia il genere maschile e un catetere venoso come primo accesso vascolare. Come atteso, valori più elevati di BMI e albuminemia plasmatica all’ingresso in dialisi sono risultati protettivi. Si ribadisce, pertanto, che ogni sforzo va intrapreso per migliorare la nutrizione dei soggetti uremici in ogni fase di trattamento, sia conservativo che sostitutivo.