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Emodialisi

TANDEM PLASMA-EXCHANGE(PE)-DIALYSIS. UNA VARIANTE SEMPLIFICATA

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Razionale

L’esecuzione della plasmaferesi (PE) abbinata alla dialisi quando sono necessari entrambi i trattamenti presenta vantaggi clinici, organizzativi e di maggior confort del paziente. Lo scopo dello studio è descrivere un metodo alternativo della metodica tandem.

Casistica e Metodi

Sono state utilizzate in tandem Multifiltrate Fresenius per PE e AK200 Gambro per liquido di dialisi e calo ponderale. La circolazione extracorporea avveniva attraverso le linee montate sul Multifiltrate; dopo il plasmafiltro il sangue giungeva al dializzatore tramite un raccordo in PVC. Per il superamento degli allarmi non modificabili dell’AK200, si utilizzava un gocciolatore venoso riempito di acqua, un tubicino opaco nel rilevatore ottico e  una siringa piena d’aria per simulare una pressione venosa (PV) nel trasduttore.

Risultati

Sono stati eseguiti 4  trattamenti, senza sintomi né complicanze in un paziente affetto da AKI da GNRP. Qb=240±15ml/min; pressione “arteriosa”=-107±10mmHg. PV=–34±5mmHg, TMP=86±8mmHg, pressione prefiltro 120±15mmHg. Qd=500ml/min. UF=0.6±0.1Kg. Durata del trattamento = 3 ore con scambio di 4 litri di plasma con 2,5 l di plasma fresco e 1,5 l di albumina al 20%. Eparina: 5000UI in bolo e 15UI/Kg/ora in continuo. Kt/V urea=0.91.

Conclusioni

I trattamenti PE-HD tandem descritti in letteratura sono più complessi o prevedono monitoraggi meno precisi delle pressioni del circuito, con rischi di complicanze. La nostra metodica utilizza una sola linea ematica, con risparmio di circa 140 ml di priming ematico. L’infusione di plasma avviene dopo il dializzatore, senza ridurre il gradiente diffusivo. La frazione di filtrazione molto bassa (9-10%) esclude il rischio di emoconcentrazione e permette di raggiungere anche più elevate UF senza problemi. In conclusione, la metodica proposta presenta vantaggi di notevole semplificazione del circuito e delle cause di attivazione di allarmi, un adeguato monitoraggio delle pressioni, una riduzione del salasso del paziente e una buona efficienza dialitica.

V.Blanco, D.Tagliavini, S.David
(Nefrologia- Università di PARMA)
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