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Emodialisi

LA VALUTAZIONE E L’INTERVENTO PSICOLOGICO NEI PAZIENTI EMODIALIZZATI

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INTRODUZIONE

Nel contesto ospedaliero, la Psicologia si occupa dei disturbi psicologici (nella loro accezione più generale: neuropsicologici, intellettivi, cognitivi ed affettivi) e delle difficoltà emotive e relazionali delle persone che, a causa di una patologia organica acuta e cronica, vi afferiscono in degenza o ambulatorialmente.

L’intervento psicologico è richiesto in differenti reparti ospedalieri già da tempo, tuttavia la presenza dello psicologo in Nefrologia è paradossalmente ancora in via di consolidamento, nonostante le notevoli difficoltà che i pazienti devono gestire,  a fronte delle caratteristiche della loro patologia e del trattamento sostitutivo. Il paziente affetto da IRC, che si deve sottoporre al trattamento emodialitico cronico affronta, infatti, un’esperienza che ha i toni di una catastrofe cognitivo-emotiva, poiché la specificità di tale trattamento comporta una compromissione della sua integrità fisica, del suo ruolo lavorativo, familiare e sociale  Boaretti C. et al. (2006) [1]. [1]

In passato, occuparsi degli aspetti psicologici, relazionali e comportamentali legati al trattamento dialitico era considerato secondario rispetto alla necessità di tenere in vita il paziente; oggi la ricerca mostra l’importanza dell’adattamento del paziente alla terapia sostituiva, evidenziando quindi l’importanza di andare oltre il mero criterio della “necessità di sopravvivenza” Kimmel Pl., (2008) [2], in linea con il principio di presa in carico globale del paziente a cui si dovrebbe sempre auspicare (OMS, 1948). L’intervento psicologico nel reparto di Nefrologia dovrebbe essere significativamente presente considerando anche la natura della relazione tra pazienti ed operatori sanitari, caratterizzata da intensità, costanza e continuità. La collaborazione tra i Servizi di Psicologia con i reparti di Nefrologia richiede, infatti, un’attenzione costante, che spinge a perfezionare le modalità del proprio operare, verso la rilevazione di domande d’aiuto da parte dei pazienti, dei loro familiari e del personale sanitario stesso.  

A partire da tali considerazioni, si è sviluppato il progetto di collaborazione tra il Servizio di Psicologia Clinica e della Salute e l’U.O di Nefrologia, Dialisi e Ipertensione dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che  ha permesso l’inserimento di uno psicologo clinico nell’équipe medico-infermieristica, allo scopo di offrire al paziente la possibilità di un supporto specifico e professionale nelle diverse fasi che caratterizzano la patologia nefrologica, dalla predialisi all’inizio del trattamento sostituivo, fino a tutti i momenti di difficoltà successivi. 

SCOPO DELLO STUDIO

Il paziente vive in una continua ed ineliminabile condizione di stress poiché l’ostacolo rappresentato dalla malattia cronica è sempre presente. Tale condizione può comportare molto frequentemente un peggioramento della qualità di vita autopercepita, soprattutto in coloro che non dispongono di un supporto sociale o familiare Cuckor D., Cohen S.D, Peterson R.A, Kimmel P.L (2007) [3] [3] (full text)nonché l’emergere di sintomi ansiosi e depressivi (Johnson, Dwyer, 2008) [4]. Anche l’adattamento allo stress gioca un ruolo importante nel determinare cambiamenti nella qualità di vita legata alla salute, infatti un basso livello di adattamento alla propria patologia può avere importanti implicazioni cliniche se consideriamo il valore prognostico attribuito ad una bassa qualità di vita legata alla salute: aumento della dell’ospedalizzazione, della mortalità ed una limitata aderenza al regime terapeutico (Untas A. et al., 2011) [5] (full text)

L’obiettivo di questo studio preliminare consiste, quindi, nel valutare nei pazienti emodializzati cronici afferenti al Servizio di Dialisi dell’Ospedale San Raffaele di Milano, alcune variabili psicologiche di interesse: la qualità di vita legata alla salute autopercepita, il distress psicologico, la depressione, l’ansia e le strategie di coping utilizzate a fronte delle difficoltà imposte dalla malattia e dal suo trattamento.

MATERIALI E METODI

Il campione è costituito da 30 pazienti in emodialisi cronica ospedaliera presso un unico centro (Servizio di Dialisi, Ospedale San Raffaele di Milano), nel periodo compreso tra Aprile e Giugno 2012.

I pazienti del campione, di cui si rileva un’età media di 63.4 + 7.12 anni, risultano essere sottoposti al trattamento dialitico da un minimo di 1 anno ad un massimo di 15 anni; inoltre si rileva che 6 di questi pazienti (20%) sono entrati in dialisi dopo il fallimento di un precedente trapianto.

La maggior parte dei pazienti del campione è di sesso maschile (70%), la restante parte (30%) è di sesso femminile, inoltre si rileva che la maggior parte di essi risulta essere coniugata (68%), mentre il 19% è celibe o nubile, una minoranza degli utenti è vedovo/a (6%), il 3% vive con un compagno e la restante parte è separata (3%). La maggior parte dei soggetti del campione (73%) riporta infatti di poter contare su risorse sociali o familiari, a differenza della restante parte (27%) che riferisce invece di non avere a disposizione un supporto familiare e sociale (Figura 1). Infine, il 63% del campione risulta di non essere in possesso di un lavoro retribuito, mentre soltanto il restante 37% è impegnato attivamente nel mondo del lavoro.

I pazienti sono stati valutati in reparto mentre erano sottoposti alla seduta emodialitica, attraverso la somministrazione di una batteria testale, costituita dai seguenti strumenti:

  • Kidney Disease Quality of Life – Short Form (KDQOL-SF): questionario standardizzato per la valutazione della qualità di vita legata alla salute (36 item) e, nello specifico, per la valutazione della qualità di vita legata alla patologia renale (42 item).
  • Psychological Distress Inventory (PDI): questionario standardizzato, costituito da 13 item volti alla rilevazione dei livelli di distress psicologico nei pazienti affetti da patologia organica cronica.
  • State Trait Anxiety Inventory (STAI): questionario standardizzato per la valutazione dell’ansia di stato (20 item) e di tratto (20 item).
  • Beck Depression Inventory (BDI): questionario standardizzato di 13 item volto alla valutazione dell’intensità della sintomatologia depressiva.
  • Coping Orientation to Problem Experienced – Nuova Versione Italiana (COPE-NVI): questionario standardizzato, costituito da 60 item rimandabili a 4 sottoscale (attitudine positiva, sostegno sociale, evitamento, orientamento al problema e orientamento trascendente); è volto ad indagare le strategie di adattamento messe abitualmente in atto in condizioni particolarmente difficili o stressanti.

Le analisi dei dati sono state condotte mediante il programma statistico SPSS.

RISULTATI

1. Si evidenziano correlazioni negative e statisticamente significative (p < .001) tra alcuni aspetti della qualità di vita autopercepita (Attvità fisica; Limitazioni di ruolo legate alla salute fisica; Salute generale; Sintomi della malattia renale; Effetti della malattia renale; Peso della malattia renale; Supporto Sociale; Salute Mentale; Limitazioni di ruolo legate allo stato emotivo) e le altre variabili di interesse psicologico (ansia, depressione, distress psicologico), osservabili nella  sottostante (Figura 2).

2. Si rileva una correlazione positiva e statisticamente significativa tra il distress psicologico legato alla malattia (PDI) e la “ricerca di sostegno sociale” come strategia di coping (COPE-NVI) (r = .481, p = .008).

3. Dalle analisi delle differenze di media di risposta, emerge un livello significativamente peggiore di distress psicologico legato alla malattia nei pazienti che non dispongono di risorse sociali, rispetto coloro che invece le hanno a disposizione, come si può osservare nel grafico sottostante (Figura 3). Infatti, il punteggio relativo al distress psicologico è significativamente diverso nei due gruppi: (Z = -3,2; p = .001), il rango medio del gruppo di soggetti che non hanno a disposizione risorse sociali è più elevato (Rm = 22,13) del gruppo che le possiede (Rm = 11,90).

4. La strategia di coping mediamente più utilizzata è l”Attitudine Positiva”(media = 34,17; d.s = 6,61), seguita dall’“Orientamento al Problema” (media= 27,14; d.s= 7,42), “Orientamento Trascendente” (media = 23,28; d.s= 5,574), “Sostegno Sociale” (media= 22,97; d.s= 7,998) ed infine “Evitamento” (media = 22,59; d.s = 4,428) (Figura 4).

CONCLUSIONI

Si evidenzia la necessità di una ridefinizione organizzativa delle attività psicologiche all’interno di ciascun ospedale, che siano in grado di fornire una risposta più funzionale agli obiettivi aziendali, garantendo livelli di assistenza migliori dal punto di vista dell’efficienza e dell’efficacia. Tale collaborazione tra psicologia e medicina promuove l’umanizzazione dell’assistenza, riconoscendo al paziente il diritto di avere risposte non solo ai bisogni organici ma anche a quelli psicologici, ed inoltre rappresenta un valore aggiunto all’azienda ospedaliera (Ministero della Salute, 2004, "Atti del seminario vivere in dialisi: dalla qualità dei servizi alla qualità della vita").

Un intervento psicologico con i pazienti affetti da IRC, infatti, può significativamente portare alla diminuzione del distress emotivo, in particolare esso può favorire una diminuzione significativa dei livelli di ansia, di depressione, così come un miglioramento significativo della qualità di vita (Roca Augusto et al., 2011). In linea con questi risultati di letteratura, anche tale studio evidenzia l’importanza che può assumere un intervento di natura  psicologica con i pazienti emodializzati, soprattutto per coloro che non hanno a disposizione risorse sociali e familiari. In particolare, la letteratura riporta una robusta relazione tra il supporto sociale e lo stato di salute: la percezione del supporto sociale sembra infatti avere un effetto protettivo sulla depressione e sulla sopravvivenza nei pazienti con IRC in trattamento dialitico e sembra essere associata anche ad un migliore adattamento psicologico  Cohen et al. (2007) [6]. E’ stato evidenziato, infatti, che le differenze nella disponibilità di supporto sociale rimandano a differenze nella mortalità dei pazienti in dialisi, probabilmente come risultato di differenze nella compliance terapeutica (Cukor et al., 2007 [7]), così come viene suggerito da altri studi che infatti rilevano un aumento della compliance terapeutica in associazione  alla percezione di supporto sociale (Kimmel et al., 2006 [8]; Cohen et al, 2007). Un intervento psicologico, quindi, può risultare utile nella gestione dell' ansia, della depressione, del distress e della qualità vità dei pazienti sottoposti a trattamento emodialitico cronico, aspetti che risultano quindi fondamentali affinché vi sia un miglior adattamento psicologico e quindi anche una maggiore compliance terapeutica, con l’obiettivo di salvaguardare la loro salute, intesa nel senso più ampio del termine.

BibliografiaReferences

[1] Boaretti C, Trabucco T, Rugiu C et al. [Dialysis, adaptation, quality of life, and family support]. Giornale italiano di nefrologia : organo ufficiale della Societa italiana di nefrologia 2006 Jul-Aug;23(4):415-23

[2] Kimmel PL, Cohen SD, Weisbord SD et al. Quality of life in patients with end-stage renal disease treated with hemodialysis: survival is not enough! Journal of nephrology 2008 Mar-Apr;21 Suppl 13:S54-8

[3] Cukor D, Cohen SD, Peterson RA et al. Psychosocial aspects of chronic disease: ESRD as a paradigmatic illness. Journal of the American Society of Nephrology : JASN 2007 Dec;18(12):3042-55 (full text)

[4] Johnson S, Dwyer A Patient perceived barriers to treatment of depression and anxiety in hemodialysis patients. Clinical nephrology 2008 Mar;69(3):201-6

[5] Untas A, Thumma J, Rascle N et al. The associations of social support and other psychosocial factors with mortality and quality of life in the dialysis outcomes and practice patterns study. Clinical journal of the American Society of Nephrology : CJASN 2011 Jan;6(1):142-52 (full text)

[6] Cohen SD, Sharma T, Acquaviva K et al. Social support and chronic kidney disease: an update. Advances in chronic kidney disease 2007 Oct;14(4):335-44

[7] Cukor D, Rosenthal DS, Jindal RM et al. Depression is an important contributor to low medication adherence in hemodialyzed patients and transplant recipients. Kidney international 2009 Jun;75(11):1223-9

[8] Kimmel PL, Patel SS Quality of life in patients with chronic kidney disease: focus on end-stage renal disease treated with hemodialysis. Seminars in nephrology 2006 Jan;26(1):68-79

release  1
pubblicata il  17 settembre 2013 
da Lucio Sarno¹,²,³, Maria Monica Ratti¹,³, Giulia Bruna Delli Zotti³, Eleonora Franchini¹, Serena Ferrara³, Donatella Spotti⁴
(¹Servizio di Psicologia Clinica e della Salute, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano ; ²Direttore del Servizio di Psicologia Clinica e della Salute, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano ; ³Dipartimento di Psicologia, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano ; ⁴Direttore dell’ U.O di Nefrologia, Dialisi e Ipertensione, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano)
Parole chiave: emodialisi, intervento psicologico, Qualità vita
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