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Ipertensione arteriosa

NEFROPATIA ISCHEMICA:RUOLO DELLA RIVASCOLARIZZAZIONE RENALE. STENT MEDICATI E METALLICI A CONFRONTO

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Razionale

La terapia endovascolare della stenosi dell’arteria renale (SAR) ha avuto uno sviluppo esponenziale negli ultimi tre decenni. Una maggiore conoscenza dei meccanismi fisiopatologici ha consentito di sviluppare dispositivi che riducono l’incidenza della restenosi intrastent utilizzando farmaci antiproliferativi (Paclitaxel, Sirolimus).

Lo scopo del lavoro è stato confrontare stent metallici (BMS) e medicati (DES) per il trattamento endovascolare della SAR.

Casistica e Metodi

Tra marzo 2007 e dicembre 2011, 28 pazienti (17 uomini e 11 donne; età media 66 anni) sono stati sottoposti a procedura di rivascolarizzazione dell’arteria renale;16 con BMS e 12 con DES. I criteri di inclusione sono stati: SAR aterosclerotica >70%, ipertensione arteriosa, IRC di grado lieve. Gli endpoints primari sono stati: pervietà degli stent dopo 6 e 12 mesi e tasso di restenosi dopo 12 mesi. Quelli secondari: pressione arteriosa post PTA-S, numero di farmaci antipertensivi pre versus post, peggioramento della funzione renale post PTA-S, eventi avversi maggiori (morte, eventi embolici, IRA).

Risultati

Endpoint primari: dopo 6 e 12 mesi tutti gli stent sono risultati pervi. Una restenosi emodinamicamente significativa, tale da richiedere ulteriore rivascolarizzazione, si è osservata nell’8.3% dei DES, rispetto al il 25% dei BMS.

Endpoint secondari: dopo 12 mesi di follow-up si è osservato in entrambi i gruppi un miglioramento, seppur non significativo, dei valori pressori sisto-diastolici.

Dopo 12 mesi, i pazienti con BMS hanno necessitato di un farmaco anti-ipertensivo in meno rispetto a quelli con DES che hanno continuato a assumere lo stesso numero di farmaci e in entrambi i gruppi i valori medi di creatinina e azotemia sono migliorati, seppur non in modo statisticamente significativo.

In un paziente con DES si è osservato un evento avverso maggiore (IRA da M.d.C. regredita dopo una settimana dalla procedura).

Conclusioni

L’utilizzo degli stent si è rivelato efficace nella prevenzione degli episodi di restenosi intra-stent dopo 12 mesi di follow-up.

P. Martina, B. Barbano, A. Gigante, M. Simonelli, S. Capozzella, A. Zaccaria*, R. Cianci.
(Dipartimento di Medicina Clinica, UOC di Nefrologia, Sapienza, Università di Roma *UOC di Chirurgia Vascolare, Ospedale “Fatebenefratelli", Roma )
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