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Malattie rare

OCTREOTIDE NELLA MALATTIA POLICISTICA AUTOSOMICA DOMINANTE (ADPKD): QUALE RUOLO A LUNGO TERMINE?

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Razionale

Recenti acquisizioni in tema di ADPKD hanno favorito la nascita di protocolli terapeutici sperimentali, alcuni dei quali promettenti. La loro reale applicazione è, tuttavia, ancora lontana, per i costi e per il discusso rapporto rischio-beneficio. Analoghi della somatostatina mostrerebbero risultati incoraggianti, soprattutto a livello epatico, ma mancano risultati a lungo termine.

Casistica e Metodi

Scopo del lavoro è analizzare una coorte di 5 pazienti affetti da ADPKD, in trattamento con octreotide. Criteri di arruolamento: eGFR(MDRD)≥30 mL/min; interessamento epatico severo e/o rapidamente evolutivo, grave compromissione della qualità di vita per dolore o sintomi da ingombro, trattamenti palliativi controindicati o inefficaci.

Protocollo: octreotide a lento rilascio (40 mg i.m. ogni 28 giorni).

Ogni 2 mesi: funzione renale, epatica, assetto metabolico, IGF-1, effetti collaterali, qualità di vita, complicanze di malattia. RMN annuale con misurazione volume renale (TKV) ed epatico (TLV).

Risultati

M/F=0/5; età 48,4±2,6 anni; eGFR inizio 58±21,4 mL/min (range 37-85); follow-up al 31/3/13: 21,8±12,4 mesi (range 8,8 –36).

Nel corso dello studio la funzione renale è rimasta stabile, come il TKV: a fine follow-up eGFR=57±25,1 mL/min (range 37-97); TKV inizio: mediana 771 mL (range 450-2197), TKV fine: mediana 760 mL (range 446-2076). In 3 pazienti con severo interessamento epatico (TLV 2377±1208 mL) e follow-up >24 mesi, si è ottenuta una sensibile riduzione del TLV, fino al 40%, con risultati apprezzabili già a 12 mesi.

Il trattamento è ben tollerato. Tutte le pazienti hanno segnalato sintomi gastrointestinali, fugaci e non invalidanti; in un caso sabbia biliare. In tutte, miglioramento o scomparsa del dolore e/o sintomi da ingombro (dispnea, dispepsia, inappetenza, algie addominali) già da 6 mesi.

Conclusioni

Con i limiti di una piccola casistica, octretide sembra efficace a medio-lungo termine nella stabilizzazione del quadro renale e nel miglioramento della malattia epatica, almeno in casi selezionati, a fronte di elevata sicurezza d’impiego e positive ricadute sulla qualità di vita.

Finocchietti D., Burdese M., Daidola G., Colla L., Besso L., Linsalata A., Dolla C., Mella A., Quercia A., Segoloni G.P., Biancone L.
(S.C. Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza, Presidio Molinette, Torino)
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