Nella comune pratica clinica si riscontrano frequentemente casi di dislipidemia “primitiva” con evidente carattere di “familiarità”, sulla base di una predeterminazione genetica. Tra queste la più diffusa risulta la cosiddetta Iperlipemia Familiare Combinata (IFC). Le statistiche riportano una prevalenza di IFC nella popolazione generale intorno al 2%. In molti soggetti dislipidemici viene riscontrata una CKD, attribuita molto spesso a “nefroangiosclerosi”, senza ulteriori precisazioni. Alcuni recenti dati rendono suggestiva l’ipotesi che vi possa essere una correlazione tra la dislipidemia “primitiva” e la CKD, in cui il danno renale trova le sue basi fisiopatologiche in un alterato pattern lipoproteico “primitivo”.
Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di rilevare nei soggetti con CKD secondaria a “nefroangiosclerosi” la presenza di una IFC. A tal fine abbiamo somministrato un apposito questionario elaborato dalla Committee of experts of the Aterosclerosis and Dysmetabolism Group (Nutr Metab Cardiovasc Dis 1999; 9:304-311) a pazienti con CKD su base “nefroangiosclerotica” afferenti all’Ambulatorio Nefrologico della nostra UOC, valutando una coorte di 212 soggetti (107 M e 105 F – età media 58 aa.) con CKD in terapia “conservativa”.
L’ indagine ha rilevato che nel gruppo di pazienti osservato vi era una notevole prevalenza di alterazioni del metabolismo lipidico. Per il 50% di tali soggetti venivano soddisfatti i criteri diagnostici della IFC, escludendo tanto le forme “secondarie” di dislipidemia quanto le forme “primitive” di dislipdemia familiare.
Riteniamo che, in base ai dati da noi rilevati: 1) si possa ipotizzare un ruolo specifico della dislipidemia nella genesi di un danno renale, meritevole di chiarificazione nei suoi aspetti patogenetici; 2) si debba auspicare una maggiore attenzione sulla funzionalità renale dei soggetti dislipidemici, ancor prima che il danno si renda evidente e diventi irreversibile.