La calciphylaxis rappresenta un’entità clinica che interessa principalmente i soggetti emodializzati, caratterizzata da ulcerazioni cutanee dolorose sottese da un’arteriolopatia uremica calcifica, che ancor spesso sfugge ad una diagnosi precoce ed è correlata con un elevato tasso di mortalità. La patogenesi della calciphylaxis non è ancora ben definita, anche se sono stati segnalati diversi fattori di rischio, tra cui la terapia anticoagulante con dicumarolici, soprattutto se utilizzata nei soggetti con alterazioni del metabolismo calcio-fosforo.
Abbiamo rivalutato la casistica, osservata in un arco temporale di 25 aa. di un Centro Dialisi che assiste iterativamente circa 50 emodializzati, alla ricerca dei casi di calciphilaxis.
Abbiamo trovato 4 casi, verificatesi tutti in soggetti in trattamento farmacologico con dicumarolici. Il primo caso osservato, ha avuto una rapida e devastante evoluzione verso l’exitus e riguardava una giovane donna sottoposta ad impianto di protesi valvolare cardiaca meccanica. Gli altri tre casi riguardavano due pazienti in trattamento con dicumarolici per la presenza di Fibrillazione Atriale ed una paziente con problematiche trombofiliche compromettenti il funzionamento dell’accesso vascolare. Nel caso evoluto verso l’exitus, vi era stata l’impossibilità di sospendere la terapia anticoaugulante con dicumarolici in relazione alla situazione cardiaca, mentre negli altri tre casi, dopo la tempestiva diagnosi di calciphilaxis, si era proceduto alla sostituzione del dicumarolico con terapia eparinica e/o con farmaci antiaggreganti, osservando in tutti i casi la lenta regressione delle ulcerazioni cutanee.
In base alle nostre osservazioni, riteniamo che : 1) la prevalenza di casi di calciphylaxis sia maggiore di quanto riportato in Letteratura come probabile stima; 2) l’utilizzo della terapia anticoagulante con i dicumaroloci per i soggetti emodializzati, soprattutto quando vi è un alterato metabolismo calcio-fosforo, tenga attentamente conto dei “pro” e dei “contro”; 3) si debba procedere ad una rilevazione precoce dei fenomeni di calciphylaxis, in maniera da poter adeguare i dovuti correttivi terapeutici.