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Nefrologia clinica

DOPPIA FAMILIARITÀ PER DISLIPIDEMIA E GLOMERULOPATÌA: E’ SOLO UNA STRANEZZA? DESCRIZIONE DI UNA FAMIGLIA.

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Razionale

Nella comune pratica clinica si riscontrano frequentemente casi di familiarità per  dislipidemia, mentre risulta abbastanza raro imbattersi in casi di glomerulopatie familiari. La Letteratura non riporta dati copiosi riferiti a possibili correlazioni di natura fisiopatologica tra la presenza di una dislipidemia geneticamente determinata ed una glomerulopatìa. Capita, a volte, di rilevare degli accostamenti di dati apparentemente “strani” che possono risultare utili ad indirizzare la conoscenza scientifica verso l’acquisizione di nuove certezze.

Casistica e Metodi

Abbiamo rilevato in una famiglia di 5 persone, una madre di 62 aa. ed i suoi quattro figli (42 aa. – 39 aa. – 37 aa. e 33 aa.) 4  la contemporanea presenza di una forma di dislipidemia familiare, diagnosticata da un esperto lipidologo secondo i criteri dettati dalla Committee of experts of the Aterosclerosis and Dysmetabolism Group, associata alla presenza di una glomerulopatìa con evidente carattere di “familiarità”. Ben 4/5 dei soggetti sono stati sottoposti in diversi momenti, in un arco temporale di circa 30 aa., alla biopsia renale per la presenza di “anomalie urinarie associate” associata a decremento del GFR. Il quinto soggetto non è stato ancora sottoposto a biopsia, pur presentando le stesse anomalie.

Risultati

Per tutti i componenti della famiglia sono risultati soddisfatti i criteri diagnostici deponenti per la presenza di una Iperlipemia Familiare Combinata (IFC). Per ¾ dei soggetti sottoposti a biopsia renale è stata posta diagnosi di IgA Nephropaty, mentre per  ¼ di Glomerulosclerosi Focale e Segmentaria.

Conclusioni

In base alle nostre osservazioni sembrerebbe esservi un link  di carattere “familiare” per la contemporanea presenza di una dislipidemia geneticamente determinata e di una glomerulopatìa accertata. Riteniamo che alcune ipotesi patogenetiche affacciantesi in Letteratura a riguardo di alterazioni genetiche delle componenti apoliproteiche quali responsabili del deposito di materiale “dannoso” nelle microstrutture renali sia meritevole di essere esplorata con maggiore attenzione.

A. Bruzzese1, A. Bruzzese 2, V. Bruzzese3, M. Pasquale4, A. Persichini5, G. Rondanini5, D. Santoro1, V. Savica1, M. Buemi1, G. Bellinghieri1
(1Policlinico “G. Martino”, Università di Messina 2Policlinico “A. Gemelli”, Università Cattolica, Roma 3UO Emodialisi Taurianova, ASP 5 Reggio Calabria 4SC Medicina Interna, Ospedale di Polistena, ASP 5 Reggio Calabria 5Policlinico “Silvestrini”, Università di Perugia )
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