E’ noto che i reni di donatori marginali (età>60anni o fra 50-59anni ma con comorbidità quali ipertensione arteriosa,decesso per cause cerebrovascolari) sono più sensibili agli effetti nefrotossici degli inibitori della calcineurina (CNI). Scopo di questo lavoro: valutare l’efficacia di uno schema terapeutico con minimizzazione di CNI e introduzione ritardata di Everolimus (per evitare effetti collaterali sulla ferita) in pazienti con TXDM.
23pazienti, età media 61,5±8,3 anni, sottoposti a TXDM. Età media donatori 61,6±5,6 anni, deceduti per cause vascolari nel 74% dei casi. Terapia di induzione: Basiliximab+steroidi+MMF/EC-MPS+Tacrolimus (livelli ematici 8-10ng/ml). Dopo 3-5mesi dal trapianto: minimizzazione dei livelli di Tacrolimus (3-5 ng/ml)+introduzione di Everolimus (livelli target 5-8ng/ml), sospensione di MMF/EC-MPS, mantenimento di prednisone 5 mg/die.
9 pazienti hanno presentato ritardata ripresa funzionale, nessun paziente ha presentato crisi di rigetto né complicanze alla ferita chirurgica. Dopo 12 mesi dall’introduzione di EVE: l’80% dei pazienti ha presentato riduzione della creatinina del 16% e aumento del VFG del 15% rispetto ai valori precdenti lo shift; la PA media si è ridotta da 99,4±5,6 a 94,6±6,6 mmHg; colesterolo e trigliceridi aumentano rispettivamente del 7,8% e 8%. La proteinuria aumenta da 0,5±0,4g/24h a 0,9±0,7g/24h
Lo schema con introduzione ritardata di Everolimus si è rivelato efficace e ben tollerato. E’ necessario un follow-up prolungato per verifcare gli effetti a distanza sulla proteinuria