Nel trapianto di rene la biopsia renale (BR) rappresenta l’indagine migliore per definire la causa della disfunzione dell’organo trapiantato. Tuttavia, se l’utilità clinica della BR è stata ampiamente dimostrata in pazienti trapiantati di rene in trattamento con ciclosporina, un numero minore di studi sono attualmente disponibili sull’implicazione clinica della BR in pazienti trattati con i moderni schemi immunosoppressivi.
Scopo del nostro studio è stato di valutare l’utilità clinica della BR in pazienti trapiantati di rene in trattamento con differenti regimi immunosoppressivi.
Sono state analizzate l’indicazione (InD), l’ipotesi diagnostica (IpD) e la diagnosi istologica (DI) in 134 BR eseguite su 103 pazienti presso il nostro centro dal 1 gennaio al 31 dicembre 2012.
La concordanza tra l’IpD e DI è stata complessivamente del 44%. In relazione all’InD la concordanza tra l’IpD e DI è stata del 35% nel caso di peggioramento funzionale (PF), del 42,8% se PF associato a proteinuria (PTO) e del 68,7% se PTO isolata. Complessivamente l’IpD di rigetto acuto è stata confermata nel 32,6%, di tossicità da inibitore delle calcineurine (tacrolimus o ciclosporina) nel 16,6%, di glomerulonefriti de novo o recidive nel 70,3% e di rigetto cronico nel 44,7%.
I risultati nel nostro studio dimostrano che la BR rimane il gold standard nella diagnostica delle disfunzioni del trapianto renale. In particolare consente di evitare un inappropriato trattamento in più del 60% dei casi nel caso di sospetto clinico di rigetto acuto.