Nella popolazione con trapianto renale l’incidenza di neoplasie è aumentata rispetto alla popolazione generale. Le neoplasie più frequenti sono: i tumori della pelle, il sarcoma di Kaposi, i linfomi, i carcinomi renali ed i tumori della vulva e del perineo. Il fattore determinante dell’aumentato rischio è senza dubbio la terapia immunosoppressiva.
Maschio di 21 anni, trapiantato renale da 3 anni da donatore cadavere, HCV positivo, in triplice terapia immunosoppressiva, con buona funzionalità del graft (GFR medio 55 ml/min). A 2 anni dal trapianto giunge alla nostra osservazione per comparsa di febbre e tosse produttiva per cui viene posta diagnosi di processo broncopneumonico acuto con risoluzione clinica. Durante la degenza presenta, inoltre, ridotto introito alimentare per riferita nausea e vomito. Per completezza diagnostica si sottopone il paziente a EGDS con biopsie, cui segue esame istologico che depone per carcinoma infiltrante. Data la giovane età il paziente viene sottoposto a seconda EGDS e biopsie che confermano il quadro istologico. Il paziente, quindi, viene sottoposto a TC-PET che non evidenzia aree di accumulo patologico. Considerata l’età, l’immunosoppressione, le due risposte istologiche positive per neoplasia e l’assenza di lesioni della mucosa “evidenziabili” e “trattabili” con endoscopia, si rende necessaria terapia resettiva chirurgica. Viene pertanto eseguita una gastrectomia subtotale (4/5 distali) il cui referto istologico conferma la presenza di adenocarcinoma confinato alla mucosa. La diagnosi veniva confermata con immunocolorazioni per citocheratina-pan ed EMA.
La sorveglianza clinica continua e costante è strettamente necessaria nei pazienti portatori di trapianto di rene, vista la complessità dei regimi terapeutici immunosoppressivi e i rischi che tali terapie comportano.