Nei soggetti con MRC elevati livelli di acido urico (UA) sono di frequente riscontro, ma ancora non è definito se l’UA sia correlato ad aumentato rischio CV o se rappresenti solo un proxy del rischio legato alla MRC stessa. In questo studio abbiamo analizzato l’associazione tra UA e prognosi/mortalità CV in una coorte di pazienti con MRC, seguiti in modo prospettico nell’ambito del Progetto PIRP.
I parametri clinici e laboratoristici dei pazienti sono stati incrociati con i dati “amministrativi” regionali di dimissione ospedaliera e di mortalità. La relazione tra i tertili basali di UA e ciascuno degli end points considerati (eventi CV non-fatali, morte per cause CV, end point composito di eventi CV non-fatali e morte per cause CV, all-cause mortality) è stata verificata mediante analisi univariata e regressione lineare multipla, aggiustata per età, genere, stadio di MRC, terapia con allopurinolo, diabete, precedenti eventi CV, PA, oltre ai parametri biochimici noti per aterosclerosi.
La corte comprendeva 1943 pazienti (età media di 70.7±12.8 aa; M= 65,6%). Circa un terzo dei pazienti (36.5%) ha presentato un evento CV non-fatale, il 37.1% un end-point combinato, mentre il 33.1% ha avuto un decesso per tutte le cause. I pazienti con livelli basali di UA nel terzo tertile (M= 7.1-13.8 e F =6.9-12.6 mg/dl) presentano un rischio significativamente aumentato di eventi CV non-fatali e di end point composito, rispetto ai pazienti con UA nel primo tertile (M= 1.5-5,6 e F= 1.2-5,4 mg/dL). Questa relazione si mantiene sia nell’analisi univariata sia nella multivariata. Nella Tab 1 sono riportati gli OR.
Lo studio ci indica che nei pazienti con MRC livelli basali di UA > di 7 mg/dL nei M e > di 6.9 mg/dL nelle F si associano con un aumento significativo degli eventi CV, ma non con la mortalità per tutte le cause.