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Accessi vascolari

La “Tecnica Ecoscopica” nell’impianto dei Cateteri Venosi Centrali in Emodialisi: Una casistica Personale

Razionale

La necessità di superare lo Shunt di Quinton Scribner venne percepita dal sottoscritto, allora giovane Nefrologo, già dal 1989 quando le “Blind tecniques” secondo  Aubagnac– Seldinger etc. nell’impianto dei Cateteri Venosi Centrali, cominciarono a  diffondersi in Nefrologia con tutte le problematiche connesse alla ”blindness”, ed al loro corteo di pneumotoraci, ematomi,  lesioni vascolari etc

Casistica e Metodi

Queste considerazioni suggerirono   un differente protocollo di impianto, con venipuntura alla cieca, ma  sempre sotto “scopia” verificando  tutte le fasi dell’intervento.

Questa tecnica  perseguita nel corso dei successivi 10 anni permise di eseguire  1500 impianti (84.68% succlavia dx, 18.86% in succlavia sn, 1.58% in femorale e soltanto nello 0.87% in giugulare)

Dal Giugno 1999 finalmente disponendo di ecografo vascolare portatile (Site Rite II e successivamente IV),  potendo venipungere sotto ecoguida, il passaggio alla tecnica Ecoscopica fu  naturale, permettendo ad oggi l’esecuzione di altri 1950 impianti circa, di cui 462 tradizionali  in Succlavia sino all’inizio del 2006, ed il resto suddiviso fra Giugulare Dx, Sn e Femorale, (968 long term in giugulare/femorale, 620 d’emergenza in giugulare/femorale), divenendo  quindi la succlavia “estrema ratio”.

Risultati

 Tale rigido protocollo, evolutosi  nell’arco di 25 anni,  pienamente attuato negli ultimi 15,  ha minimizzato gli effetti collaterali, residuando soltanto qualche sporadica puntura arteriosa in particolari condizioni anatomiche, ma soprattutto ottenendo il 100% di successo  anche in caso di anomalie vascolari connatali ( es: presenza di Vena Cardinale Sn, etc.).

Conclusioni

La Tecnica Ecoscopica  connubio ideale  tra Nefrologia e Radiologia Interventistica sviluppata e tenacemente perseguita nel corso di 25 anni dall’autore, ha permesso di eseguire oltre 1488 impianti azzerando gli effetti collaterali legati all’intervento e documentandone tutte le fasi. Tale tecnica facilmente eseguibile in tutte le strutture Ospedaliere, si auspica possa essere recepita nelle Linee Guida diventando così  patrimonio comune dei Nefrologi Interventisti, in quanto  l’esame radiologico a post  certifica soltanto l’eventuale danno ormai possibilmente irreparabile.

Biagio Ricciardi
(U.O.C. di Nefrologia e Dialisi P.O. Fogliani –Milazzo ASP Messina )
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