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Accessi vascolari

HeRO GRAFT, UNA NUOVA SOLUZIONE PER I PAZIENTI EMODIALIZZATI CATETERE-DIPENDENTI PER DEPAUPERAMENTO DEL PATRIMONIO VASCOLARE AUTOLOGO: PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO.

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Razionale

HeRO graft (Hemodialysis Reliable Outflow) è, ad oggi, il solo accesso vascolare artero-venoso (A-V) per emodialisi, completamente sottocutaneo, capace di produrre buone performances cliniche in pazienti con stenosi venosa centrale. Esso si compone del venous outflow component (VOC), che viene posizionato, mediante tecniche endovascolari nella vena centrale, con la punta radioopaca aggettante in atrio destro, e l’arterial graft component (AGC) che, a livello del solco deltoideo-pettorale, viene connesso al VOC mediante un connettore al titanio, mentre l’altra estremità viene anastomizzata con l’arteria alimentante l’accesso. I pazienti candidati al posizionamento di HeRO graft sono quelli catetere-dipendenti o quelli con storie ripetute di trombizzazioni di fistole A-V o grafts dovute a stenosi del sistema venoso centrale. In pazienti con HeRO graft sono stati dimostrati una riduzione del 69% delle infezioni ed un incremento del 16-32% della adeguatezza dialitica rispetto ai cateteri, una sopravvivenza dell’accesso a 2 anni pari a circa l’87% ed un risparmio economico in media del 23% per anno rispetto ai cateteri.

Casistica e Metodi

In questo lavoro viene presentato un report riguardante il posizionamento di HeRO graft in una paziente di 53 anni, uremica cronica terminale per nefropatia diabetica, in trattamento emodialitico cronico dal 12/6/2012 in cui l'esiguità del patrimonio vascolare di entrambi gli arti superiori aveva indotto il posizionamento di Permacath in vena giugulare interna destra nell'aprile 2013.

Risultati

In data 2/4/2014 la paziente è stata sottoposta ad intervento chirurgico di posizionamento di HeRO graft secondo la tecnica precedentemente illustrata. Il decorso post-operatorio si è caratterizzato per dolore e segni di ischemia all’arto superiore destro nelle prime 48 ore. Questi sintomi, attribuibili alle estese calcificazioni arteriolari reperite nel corso dell’intervento, sono regrediti col passare dei giorni, in rapporto al parallelo sviluppo di circoli collaterali performanti.

Conclusioni

Il nuovo accesso vascolare è attualmente utilizzato con buona resa e senza complicanze cliniche di rilievo.

Fumarola M*, Montanaro A*, Vernaglione L*, Manisco G*, Cifarelli M°, Ruggiero M°, De Angelis E°
(*S.C. di Nefrologia e Dialisi – Ospedale “A. Perrino”, Brindisi; °S.C. di Chirurgia Vascolare – Ospedale “A. Perrino”, Brindisi )
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