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Accessi vascolari

Le infezioni dei cateteri venosi centrali in pazienti emodializzati: 5 anni di osservazione in un singolo centro

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INTRODUZIONE

Un buon accesso vascolare (AV) è vitale per il paziente in trattamento emodialitico. Il miglior AV rimane sempre la fistola artero venosa nativa (FAVn) ma, per le caratteristiche della nostra popolazione dialitica, non è sempre possibile confezionarla. In alternativa spesso vengono posizionati cateteri venosi centrali  temporanei (CVCt) o a permanenza  (CVCp) in pazienti anziani e/o con comorbilità cardiovascolari importanti. Lo scopo del presente studio retrospettivo è stato quello di valutare la frequenza degli episodi infettivi e l’analisi batteriologica, correlando i dati con le caratteristiche del CVC utilizzato in una popolazione emodialitica durante un periodo di osservazione di 5 anni.

METODO

Durante 5 anni di osservazione, dal Gennaio 2009 al Dicembre 2013,  sono stati posizionati 322 CVC in 170 pazienti (età media 72 +/- 16 anni). I CVC sono stati posizionati dal nefrologo nella vena giugulare interna (VGI) e nella vena femorale (VF). Ogni CVC è stato seguito in follow up fino alla sua rimozione o fino alla fine del periodo di osservazione. I CVC sono stati seguiti per 26590 giorni. 194 CVC sono stati posizionati  in VGI (60%) mentre 128 in VF (40%). La diagnosi di infezione del CVC veniva posta sulla  base delle evidenze cliniche e alla presenza di  emocolture positive in assenza di  segni di infezioni in altri distretti. Abbiamo valutato anche la frequenza degli episodi infettivi dell’exit site (ES) e del tunnel sottocutaneo (TS) del CVC.

RISULTATI

Il tempo di permanenza medio dei CVCt è stato di 28 giorni, 228 giorni in caso di CVCp. Sono state osservate 37 infezioni con emocolture positive  del CVC (ICVC)  e 29 infezioni del ES/TS (IES/TS) del CVC con colturale positivo. L’incidenza delle ICVC è stata di 1,4 episodi /1000 giorni-catetere mentre l’incidenza di IES/TS è stata di 1,1 episodi /1000 giorni-catetere. Nei CVCt abbiamo osservato un’incidenza di 2,8 episodi/1000 giorni-catetere e 0,7 episodi/1000 giorni-catetere nei pazienti con CVCp. Le IES/TS dei CVCt erano 0,7 episodi/1000 giorni-catetere, 1,2 episodi /1000 giorni-catetere nei CVCp (Fig.1). Il microrganismo maggiormente isolato nelle IES/TS è stato lo Stafilococco epidermidis (45%), le emocolture nelle ICVC sono risultate positive nel 29% per MRSA e nel 21% per MSSA (Fig.2). L’80% delle ICVC sono state risolte con la terapia antibiotica sistemica e lock therapy.

CONCLUSIONI

I nostri dati dimostrano un’elevata sopravvivenza dei CVC nel paziente in emodialisi con una bassa incidenza di ICVC. Le infezioni sono state trattate nella maggior parte dei casi con terapia conservativa antibiotica nei pazienti con CVCp. I risultati ottenuti giustificano l’uso dei CVC in pazienti con insufficiente patrimonio vascolare e/o rilevanti comorbilità. Un protocollo infermieristico riguardante la tipologia e frequenza delle medicazioni dei CVC può contribuire a ridurre la frequenza degli episodi infettivi e una diagnosi precoce può facilitare il salvataggio del CVC con terapia antibiotica sistemica.

release  1
pubblicata il  25 settembre 2014 
da Paolo Ancarani, Denise Parodi, Carolina Lorusso*, Guido Valsuani, Lidia Cavallo
(S.C. Nefrologia e Dialisi Ospedale di Sestri Levante ASL4 (Ge) , Direzione Medica di Presidio* ASL 4 (Ge) )
Parole chiave: accessi vascolari, catetere venoso centrale, infezione
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