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Metabolismo calcio fosforo/nefrolitiasi

Arteriolopatia calcifica uremica: un'entità clinica rara? Report di tre casi

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Razionale

L’arteriolopatia calcifica uremica (CUA ) è una sindrome che si presenta nei pazienti  in trattamento dialitico. E’ caratterizzata da calcificazioni della tonaca media delle arteriole cutanee ad evoluzione necrotica. Tra i fattori favorenti sono segnalati: obesità, sesso femminile, diabete, iperfosforemia, infiammazione, terapia con Vitamina D, chelanti a base di calcio e warfarin.

Casistica e Metodi

Abbiamo osservato tre casi di CUA nel periodo Ottobre 2011-Maggio 2013. All’esordio le lesioni venivano diagnosticate come poliartrite nodosa, ulcere flebostatiche o carcinoma del glande. 

Risultati

L’età media de pazienti al momento della diagnosi era 56 anni (range 33-68 ) con prevalenza del sesso femminile; all’esordio erano presenti livelli medi di PTH 1277 pg/ml (range 1000-1696 ), calcemia 10.2 mg/dl (range 9.4-11.1 ) e fosforemia 4.5 mg/dl (range 3.4-5.5). Tutti i pazienti assumevano vitamina D, due pazienti dicumarolici.

Provvedimenti intrapresi: sospensione della terapia con chelanti a base di calcio e vitamina D, sostituzione del  warfarin  con ticlopidina o enoxaparina, introduzione di cinacalcet  (dose massima 180 mg/die) e sodio tiosolfato ( 25 g tre volte a settimana), uso  di dialisato a bassa concentrazione di calcio. Praticate inoltre sedute di Ossigeno Terapia Iperbarica e medicazioni chirurgiche trisettimanali.

Si riscontrò un netto miglioramento del bilancio calcio-fosforo (in media PTH  331 pg/ml con range 200-465, calcemia 8.3  md/dl con range 7.4-9.6 e fosforemia 3.4  md/dl con range 2.6-3.8) ottenuto grazie alla terapia con cinacalcet  e ad una progressiva e completa  guarigione delle lesioni ulcerative. L’interruzione del trattamento con sodio tiosolfato induceva ripresa del danno ischemico e della sintomatologia dolorosa.

Conclusioni

La nostra esperienza conferma che la CUA è una patologia che richiede diagnosi e  trattamento precoce trattandosi di un disturbo a  rapida evolutività  ed elevata mortalità.  E’  indispensabile  inoltre un’attenta sorveglianza clinica con l’eliminazione di tutti i possibili fattori di rischio. 

Paola Napolitano(1), Alfredo Capuano(1), Francesca Mosella(2), Andrea Pota(3), Caterina Saviano(4), Domenico Russo(1)
((1)Università Federico II, Cattedra di Nefrologia, Napoli (2)Università Federico II, Cattedra di Chirurgia generale, Napoli (3)Ambulatorio di emodialisi Capodichino, Napoli (4)Ospedale civile di Caserta )
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