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Nefrologia clinica/Nefrologia pediatrica

CRISTALLURIA A “FASCINE DI GRANO”: UNA CARATTERISTICA COMUNE DI DIVERSE SULFONAMIDI?

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Razionale

Le sulfonamidi sono un gruppo eterogeneo di farmaci, noti per essere poco solubili nelle urine acide. La sulfadiazina, in particolare, è nota per causare una cristalluria a “fascine di grano” (“shocks of wheat” secondo gli autori anglosassoni), che talvolta può portare ad insufficienza renale acuta. Sono stati pubblicati anche alcuni casi di cristalluria da sulfametossazolo; tuttavia, le immagini dei suoi cristalli sono state pubblicate in solo un’occasione. 

Casistica e Metodi

Riportiamo altri due casi di cristalluria in pazienti trattati con sulfametossazolo nei quali è stata eseguita l’analisi del sedimento urinario. 

Risultati

Due donne, di 31 e 50 anni, sono giunte alla nostra attenzione per cristalluria “atipica” presente ad un esame urine eseguito presso un altro laboratorio per un’infezione delle vie urinarie. Entrambe le pazienti stavano assumendo Trimetoprim/sulfametossazolo 160/800mg BID e nessun altro farmaco. All’esame urine, il pH era 5 e 6.5, rispettivamente, con peso specifico di 1,015, leucociti >500/mcl e positività ai nitriti per entrambe. L’analisi del sedimento urinario ha dimostrato la presenza di cristalluria a “fascine di grano” (vedi figura). In entrambi i casi, la sospensione del farmaco ha portato alla scomparsa della cristalluria. 

Conclusioni

Dal primo caso pubblicato nel 1977, solo pochi autori hanno descritto il verificarsi di cristalluria associato all’assunzione di sulfametossazolo. Solo in un caso sono state pubblicate delle immagini, in cui la cristalluria era pleiomorfa. Nei nostri casi, invece, questi cristalli possedevano la morfologia “a fascine di grano”, che è tipica della cristalluria da sulfadiazina. Questo potrebbe suggerire che differenti sulfonamidi possono produrre lo stesso tipo di cristalluria, dato che condividono parte della struttura chimica. Un’identificazione di questi cristalli può avere conseguenze cliniche: ad esempio, nei pazienti con insufficienza renale, il riconoscimento di questi cristalli dovrebbe portare ad evitare altri fattori di rischio litogenici (disidratazione, ipoalbuminemia, urine acide, sovradosaggio) e alla sospensione del farmaco in caso di peggioramento della funzione. 

Simona Verdesca, David Cucchiari, Manuel Podestà, Marta Monari, Salvatore Badalamenti
(U.O. Medicina Generale e Nefrologia - Humanitas Clinical and Research Center, Rozzano (Mi))
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