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Emodialisi

BASSI LIVELLI DI FT3 AMPLIFICANO IL RISCHIO CONNESSO ALL’IPERFIBRINOGENEMIA PER LA MORTALITÀ TOTALE E CARDIOVASCOLARE NEI PAZIENTI IN DIALISI

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Razionale

Bassi livelli di triiodotironina libera (fT3), che sottintendono processi infiammatori e malnutrizione, sono predittori di mortalità nei pazienti con malattia renale terminale (ESKD). Il fibrinogeno è un marker dell’infiammazione, nonchè una molecola chiave nella trasduzione del suo effetto sulla cascata coagulativa. Noi abbiamo ipotizzato che il rischio associato a bassi livelli di fT3 possa essere modificato dai livelli di fibrinogeno in pazienti con ESKD in dialisi. 

Casistica e Metodi

Abbiamo testato l’ipotesi in una coorte di 854 pazienti in dialisi, seguiti per 2.7 anni.

Risultati

Durante il follow-up (2,7 anni, R.I.: 1,8 - 2,9), 261 pazienti sono deceduti, 138 dei quali per cause cardiovascolari (CV). Il rischio associato a bassi livelli di fT3 per mortalità totale e CV è stato fortemente modificato dai livelli di fibrinogeno. In modelli di Cox aggiustati per età, sesso, fumo, diabete, colesterolo, pressione sistolica, comorbidità CV, Hb, fosforo ed età dialitica, gli hazard ratio (HR) associati a bassi livelli di fT3 per gli outcomes considerati sono stati più bassi nei pazienti nel 1° quartile di fibrinogeno [mortalità totale: HR: 2,3 (1,3-4,0), p=0,004; mortalità CV: HR: 2,5 (1,2-5,2), P=0,014], intermedia nel 2° e 3° quartile [2° quartile–mortalità totale: HR: 3,2 (1,4-7,3), p=0,006; mortalità CV: HR: 3,7 (1,3-10,1, P=0,015); Terzo quartile–mortalità totale: HR: 4,5 (1,5-13,4), p=0,007; mortalità CV: HR: 5,5 (1,4-21,6, P=0,015)] e più alto nel 4° quartile [mortalità totale: HR: 6,3 (1,6-24,6), P=0.008; mortalità CV: HR: 8,1 (1,5-44,5), P=0,016].

Conclusioni

Bassi livelli di fT3 amplificano il rischio connesso all’iperfibrinogenemia per la mortalità totale e cardiovascolare nei pazienti in dialisi. Tale interazione è compatibile con le conoscenze biologiche e cliniche nei pazienti con ipotiroidismo subclinico e clinicamente manifesto. Questo studio fornisce una solida base per disegnare trial clinici per testare l’ipotesi che la correzione di bassi livelli di fT3 possa indurre un miglioramento degli esiti clinici.

Claudia Torino1, Graziella D'Arrigo1, Maurizio Postorino1, Giovanni Tripepi1, Francesca Mallamaci1, Carmine Zoccali1, PROGREDIRE Work Group2
(1)CNR-IFC/IBIM & Unità di Nefrologia e Trapianto Renale, Reggio Calabria, Italia; 2)PROGREDIRE Work Group: Alati G, Barreca E, Boito R, Bovino M, Bruzzese V, Capria M, Cassani S, Chiarella S, Chippari A, Cicchetti T, Crifò-Gasparro E, Curti C, D’Agostino F, D’Anello E, De Gaudio M, Foscaldi A, Fornaciari C, Franco C, Gaglioti A, Galati D, Grandinetti F, Gullo M, La Gamba MR, Logozzo D, Maimone I, Mannino ML, Mazzuca E, Mellace A, Natale G, Panuccio V, Plutino D, Pugliese A, Reina A, Roberti R, Sant’Angelo MG, Sellaro A, Scicchitano R, Vardè C, Zingone F.)
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