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Emodialisi

CONFRONTO TRA STRANIERI E ITALIANI IN DIALISI: CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE, CLINICHE E SOPRAVVIVENZA

Questo Abstract è stato accettato come Poster.

Razionale

L’incremento di stranieri in Italia si è registrato anche nella percentuale delle persone in dialisi cronica: nel Lazio dal 4,4% del 2004 al 7,6% del 2012. Non essendoci molti studi su questo ambito, abbiamo confrontato alcune caratteristiche demografiche, cliniche, assistenziali e la sopravvivenza in dialisi cronica tra stranieri e Italiani.

Casistica e Metodi

Survey condotta tra i 4.076 (365 stranieri) dializzati al 31-12-2012 nel Lazio. Analisi della mortalità con metodo di Kaplan-Meier e regressione multipla di Cox sui 14.385 nuovi ingressi in dialisi (1995-2012). Stranieri identificati per paese di nascita.

Risultati

Paesi più rappresentati: Romania (10,7%), Filippine  (10,4%), Egitto (6,3%). Stranieri più giovani (53,8±16,3 vs. 68,7±13,6, p<0,01), con più donne (42,7% vs. 37,7%, p=0,06). Stranieri con più glomerulonefriti (18,1% vs. 13,9%, p<0,01), meno diabete (24,9% vs. 27,8%, p=0,24 non significativo). Più spesso gli stranieri erano HBsAg positivi (18,1% vs. 13,9%, p<0,01) e non vaccinati se suscettibili all’HBV (26,8% vs. 20,9%, p=0,14 non significativo). Più frequentemente (p<0,01) gli stranieri erano “late referral” (21,6% vs. 12,9%) e idonei al trapianto (21,7% vs. 9,9%), senza differenze nell’iscrizione in lista di attesa. Nessuna differenza per accesso vascolare e metodica dialitica. Stranieri avevano livelli più elevati di creatininemia, albuminemia, fosforemia, più bassi di calcemia. Stranieri avevano maggiore probabilità di sopravvivenza a 1 (93% vs. 85%) e 10 anni (69% vs. 37%) e minore rischio di morte (HR=0,71;IC95%:0,58-0,87), anche dopo aggiustamento per numerosi potenziali fattori confondenti.

Conclusioni

Alcune delle differenze osservate tra i due gruppi sono ascrivibili alla più giovane età dei dializzati stranieri rispetto agli Italiani. Tuttavia, la più elevata frequenza tra gli stranieri di “late referral” e di non vaccinati suscettibili all’epatite B, suggerisce soprattutto in questo gruppo di implementare la presa in carico predialitica, monitorando lo stato di salute generale e controllando la progressione dell’insufficienza renale cronica una volta diagnosticata.

Anteo Di Napoli, Paola Michelozzi, Enrica Lapucci, Marina Davoli, per il Registro Regionale Dialisi e Trapianto del Lazio.
(Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio, Roma)
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