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Emodialisi

L'HV-CVVHF nello shock settico in Intensive Care Unit: la nostra esperienza

poster

Introduzione e scopo dello studio

Gli accessi in urgenza per shock settico all’Intensive Care Unit (I.C.U.) costituiscono un’emergenza clinica che richiede spesso interventi integrati con il Reparto di Nefrologia e Dialisi (Cole L, Belluomo R, Journois D et al., 2001 [1]).

Scopo dello studio è verificare in un gruppo di pazienti con shock settico in I.C.U. l’efficacia del trattamento dialitico con High Volume Continuous Veno-Venous Haemofiltration (HV-CVVHF)  (Honorè PM, Jacobs R, Boer W et al. , 2012 [2] (full text)).

Materiali e Metodi

Una coorte di 15 pazienti (9 M e 6 F, età media 69 ± 12 anni) progressivamente afferenti all’I.C.U. di Carrara per shock settico durante l’anno 2013 e sottoposti tempestivamente a HV-CVVHF, sono stati osservati retrospettivamente dall’ingresso in Reparto fino alla dimissione.

I pazienti provenivano per il 70% dall’area chirurgica, per il 15% dall’area medica e per il 15% dal D.E.U. e presentavano co-morbilità e fattori di rischio C.V. per vasculopatia (30%), diabete (33%), ipertensione arteriosa (50%), BPCO (33%), cardiopatia (40%), IRC (20%), obesità (40%), fumo di tabacco (15%).

I pazienti erano in terapia con amine (Dopamina e/o Noradrenalina), con un dosaggio medio di Dopamina 8 ±3 γ/Kg/min ed un dosaggio medio Noradrenalina 0.7 ±0.3 γ/Kg/min.

I pazienti sono stati sottoposti a HV-CVVHF (re-infusione media 40 ±5 litri, di cui 25% in pre-diluizione e 75% in  post-diluizione). All’ingresso e alla dimissione sono stati valutati: diuresi, creatinina, filtrato glomerulare (GFR), albumina, emoglobina, globuli bianchi, piastrine, pro-calcitonina, Proteina C Reattiva, antitrombina III, pressione arteriosa media (P.A.M.).

Il GFR è stato calcolato con MDRD (formula di Levey).

I dati sono stati confrontati con analisi statistica mediante T-test.

Risultati

Dei 15 pazienti trattati con un totale di 148 sedute dialitiche (media: 12 ±10), 6 sono deceduti (40%) e 9 sono sopravvissuti (60%) con 19 ±15 giorni medi di degenza  (fig. 1).

I 9 pazienti sopravvissuti hanno mostrato un progressivo recupero della diuresi (media: 500 ±100 ml/24h → 2000 ± 700 ml/24h) (p: 0.00137) ed un netto miglioramento della funzionalità renale (alla dimissione: 4 pazienti con GFR > 90 ml/min, 3 pazienti GFR 50-70 ml/min e 2 pazienti GFR < 20 ml/min) (p: 0.0019)    (fig. 2).

La terapia con amine (durata media: 8 ±4 giorni) ha subito una progressiva riduzione di dosaggio fino alla completa sospensione, con netto miglioramento della P.A.M. (media: 52 ±6 mmHg → 88 ±4 mmHg)  (p: 0.00000002)  (fig. 5).

Gli altri parametri ematochimici esaminati hanno mostrato mediamente un miglioramento statisticamente significativo: albumina 2.2 ±0.5 g/dl→ 2.6 ±0.6 g/dl (p: 0.00684), procalcitonina 26.2 ±25 ng/ml→ 4.1 ±1 ng/ml (p: 0.00668), Proteina C Reattiva 13.5 ±11 mg/dl→ 8.2 ±5 mg/dl (p: 0.047), G.B. 14.800 ±11.000 n°/ml→ 9.763 ±4.000 n°/ml (p: 0.02), Hb 9.2 ±1.5 g/dl→ 9.7 ±1.5 g/dl (p: 0.12), ATIII 57 ±20%→ 69 ±10% (p: 0.04), PLT 145.000 ±111.225 n°/ml→ 160.556 ±121.253 n°/ml  (p: 0.33) (fig. 3 e fig. 4).

Conclusioni

I buoni risultati ottenuti, pur con una casistica esigua, dimostrano l’efficacia di questo modello organizzativo integrato e multidisciplinare come unica arma vincente per trattare la complessità a parità di risorse.

Ulteriori studi dovranno essere svolti per validare il modello ed implementarne lo sviluppo.

release  1
pubblicata il  28 settembre 2014 
da S. Sposini, M. Barattini, *G. Morelli, *A. Doveri, G. Betti, *A. Bardini, *G. Bassi, F. Andriani, N. Sami, *L. Ricci, *E. Gargano, E. Biassoli, R. Fabricatore, **S. Rosini, *A. Baratta, A. Casani
(Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi, Azienda USL 1 di Massa-Carrara, * Unità Operativa Anestesia, Rianimazione e Elisoccorso P.O. di Carrara, Azienda USL 1 di Massa-Carrara, ** U.O.D.S. Laboratorio Analisi Biochimico e Microbiologico, Azienda USL 1 di Massa-Carrara)
Parole chiave: High Volume Continuous Veno-Venous Haemofiltration, shock settico
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